Pagina:Collenuccio, Pandolfo – Operette morali, Poesie latine e volgari, 1929 – BEIC 1788337.djvu/256

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     E quella somma che avevamo tolta,

noi la pagammo, e poi nostra partita,
avendo ognuno la sua soma sciolta,
     trovammo che nei sacchi era cucita
la moneta qual demmo, in alcun groppi,
onde la mente nostra fu smarrita.
     Dubitando di qualche mal’intoppi,
l’abbiamo riportata, onde ’l conviene
che tu sii quel che questo errore sgroppi.
     Non fu nostro difetto, intendi bene.
De l’altro argento abbiam, per tòr del grano:
il parlar nostro veritá contiene.
Nabuch.   Dative pace, il timor vostro è vano.
Il vostro Dio, e il Dio del padre vostro,
quel denar vi lassò in la vostra mano.
     Non vi date pensier del fatto nostro:
quel denar che in quel tempo voi pagasti
l’ho messo a intrata e pel mio libro il mostro.
     Intrate pure in casa e questo or basti;
li intenderete, come io spero, il resto:
non dubitate in questo aver contrasti.
     Col signor mangerete, e verrá presto.

SCENA X

Abed, Ioseph, Ruben e li fratelli.

Abed.   Gran pasto s’apparecchia e gran convito

per undici persone, ognun forestiero,
né mai vidi il maggior né il piú polito.
     Non è un convito tal senza mistero;
la sapienza del nostro prefetto
non si move a tal cose di leggiero.
     Voglio andare a trovarlo, perché ha detto
che come è mezzogiorno, che sia in ponto,
io gliel faccia saper senza difetto. —