Pagina:Collenuccio, Pandolfo – Operette morali, Poesie latine e volgari, 1929 – BEIC 1788337.djvu/95

Da Wikisource.

Ercule. Che cose sono queste, Esopo, per tua fé? Mo- stramele un poco.

Esopo. O che credi tu che siano? Sono un cesto di apo- logiá e son di quelli maturi e di bon terreno.

Ercule. Oh son belli, e piaceranno al re! Ma non mi maraviglio de li uscieri, che non hanno mai veduti né gustati tali frutti. Se tu avessi donato loro un qualche figlio di gallo o un otro di sangue di uva, saresti entrato per tutto senza scorta.

Esopo. Credo che tu dica il vero, perché giá mi ricordo che quando Enea troiano andò a li Campi elisi, Cerbero non l’aria mai lassato passare, se non fusse che gli diede un piatto di una bona vivanda. E anche il tuo amico Teseo, se non pigliava argumento di quel boccon eh’ el diede al Mino- tauro, non saria uscito dal labirinto netto.

Ercule. Tu parli bene, Esopo, e parmi che tu abbi del pratico, ma non lo adoperi. Almeno avessi tu racconcio un poco quel tuo viso, che pur elato e rigido pare alquanto, e ti fussi buttato da brigante con dolci parole, che so che sai, quando tu vói !

Esopo. Parole dolci aveva io pur troppo: la faccia mutar non posso, ché la Natura (di chi son opra) non vòle. Ma io ti voglio dir piú. Per dargli ad intendere ch’io era bon com- pagno, e che in me non era quel che ’l viso mostrava, tira- tomi alquanto da parte, mi misi a cantare; e cantai molte belle canzoni di quelle che tu sai, che giá navigando con te e con li altri Argonauti cantar solea con piacere di tutti. Tut- tavia dicevano ch’io era barbaro né mi lassava intendere, e che io dovessi portar via questi mei incanti. Onde io presi tanta turbazione, quanta tu mi hai potuto vedere nel volto, vedendo che né anche l’armonia li movea.

Ercule. Or come volevi tu che si movessino? Non sai tu che chi non è armonicamente, o per natura o per dottrina, composto, non si pò di armonia dilettare, e però né anche per quella commovere?

Esopo. Io il so pure e sollo per esperienza. Anzi, essendo