Pagina:Collodi - Le avventure di Pinocchio, Bemporad, 1892.djvu/111

Da Wikisource.

— 112 —


che non vi meritate, ma gli uomini generosi come me, non badano a queste piccolezze!... —

Quindi, avvicinatosi a Pinocchio, cominciò a fargli molte carezze, e fra le altre cose, gli domandò:

— Com’hai fatto a scoprire il complotto di queste quattro ladroncelle? E dire che Melampo, il mio fido Melampo, non s’era mai accorto di nulla!... —

Il burattino, allora, avrebbe potuto raccontare quel che sapeva; avrebbe potuto, cioè, raccontare i patti vergognosi che passavano tra il cane e le faine: ma ricordandosi che il cane era morto, pensò subito dentro di sè: — A che serve accusare i morti?... I morti son morti, e la miglior cosa che si possa fare è quella di lasciarli in pace!...

— All’arrivo delle faine sull’aia, eri sveglio o dormivi? — continuò a chiedergli il contadino.

— Dormivo; — rispose Pinocchio — ma le faine mi hanno svegliato coi loro chiacchiericci, e una è venuta fin qui al casotto per dirmi: «Se prometti di non abbaiare, e di non svegliare il padrone, noi ti regaleremo una pollastra bell’e pelata!» Capite, eh? Avere la sfacciataggine di fare a me una simile proposta! Perchè bisogna sapere che io sono un burattino, che avrò tutti i difetti di questo mondo: ma non avrò mai quello di star di balla e di reggere il sacco alla gente disonesta!

— Bravo ragazzo! — gridò il contadino, battendogli sur una spalla. — Cotesti sentimenti ti fanno onore: e per provarti la mia grande soddisfazione, ti lascio libero fin d’ora di tornare a casa. —

E gli levò il collare da cane.