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― Guarda, mamma, che belle scarpine da ballo! ― disse l’Ada compiacendosi di mettere in mostra la graziosa calzatura della sua bambola.

― Quelle scarpine sono un amore! ― replicò la mamma. Peccato però che debbano calzare i piedi d’una povera bambina fatta di cenci e di stucco, e che non saprà mai ballare!

― E ora, Alberto, vediamo un po’ come tu hai speso le nove lire e mezzo, che hai trovate nel tuo salvadanaio.

― Ecco.... io volevo.... ossia, avevo pensato di fare..., ossia, credevo.... ma poi ho creduto meglio.... e così ora mai l’affare è fatto, e non se ne parli più.

― Ma che cosa hai comprato?

― Non ho comprato nulla.

― Sicchè avrai sempre in tasca i danari?

― Ce li dovrei avere....

― Li hai forse perduti?

― No.

― E, allora, come li hai tu spesi?

― Non me ne ricordo più. ―

In questo mentre si sentì bussare leggermente alla porta della sala, e una voce di fuori disse:

― È permesso?

― Avanti. ―

Apertasi la porta, si presentò sulla soglia, indovinate chi? Si presentò la Rosa ortolana, che teneva per la mano un bambinetto tutto rivestito di panno ordinario, ma nuovo, con un berrettino di panno, nuovo anche quello, e in piedi un paio di stivaletti di pelle bianca da campagnolo.