Pagina:Collodi - Storie allegre.djvu/146

Da Wikisource.

— 145 —

con la testa alta e minacciosa, con gli occhi di vetro, che parevano vivi e veri, con la bocca aperta in atto di ringhiare e di mostrare rabbiosamente i denti.

Alla vista di quella volpe, Leoncino ebbe, come chi dicesse, una specie d’ispirazione improvvisa.... e voltandosi al guardaboschi, gli disse:

― Come è bella! Me la puoi vendere?

― Vendere? Che le pare! Piuttosto gliela regalo.

― Davvero?

― E gliela regalo volentieri: tanto più che starà meglio in casa di lor signori, che in questa stanzuccia umida e senza luce, dove c’è il caso che, una volta o l’altra, me la mangino i topi.

― Dunque la posso prendere?

― La prenda pure: ma che la vuole portare da sẻ, alla villa?

― Sicuro, che la voglio portare da me. La villa dello zio è così vicina!

― Gua’: faccia lei. ―

Leoncino, con l’aiuto del guardaboschi, si caricò sulle spalle la volpe, ripetè i suoi ringraziamenti, e se ne andò.


X.


Intanto i cinque cugini, appena alzati da letto, domandarono subito di Leoncino: ma Leoncino non c’era.

Aspettarono un quarto d’ora, mezz’ora, un’ora, e Leoncino non tornava: e già cominciavano a mettersi in pensiero, quand’ecco che finalmente Leoncino tornò.