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quando, svegliandosi, si trovarono tutt’e tre nel letto, mascherati!

― Meno male disse Cesare che domani sera c’è un’altra festa da ballo. Anderemo a quella.

― E il premio delle cento lire? ― domandarono Orazio e Pierino.

― C’è anche il premio. ―

Lesti lesti saltarono il letto, lesti lesti si spogliarono da Rigoletti e si rivestirono da ragazzi, e lesti lesti nascosero tutto il loro bagaglio in fondo a un piccolo armadio a muro.

Arrivati alla sera dipoi, ripeterono la medesima scena della gran sonnolenza e dell’entrare sotto i lenzuoli bell’e vestiti cogli abiti da maschera. Appena, però, si accorsero che la mamma, dopo averli baciati, era rientrata nella sua camera, saltarono dal letto e si posero a girandolare in su e in giù, tanto per non lasciarsi tradire dal sonno.

Aspetta, aspetta, aspetta, finalmente dopo un secolo sonarono le dieci.

― Dunque si va, o non si va? ― Se vogliamo andare, questa sarebbe l’ora ― disse Cesare.

― E la chiave di casa l’hai presa? ― domandò Orazio.

― Eccola qui.

― E tu, Pierino, a che cosa pensi?

― Per me, se si deve andare, andiamo: ma il core mi dice che questi sotterfugi ci porteranno disgrazia. Se la mamma, nel tempo che siamo al teatro, la si svegliasse?...

― E perchè si dovrebbe svegliare?

― I casi son tanti! E se una volta svegliata, la venisse in camera nostra e non ci trovasse nessuno?...