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― Pover’a noi! siamo bell’e morti! ― gridarono gli scimmiottini.

― Che morti e non morti? ― replicò Pipì. ― Per vostra regola, a morire c’è sempre tempo.

― Ma chi saranno quei ceffi affumicati? ― domandò un di loro.

― Ci vuol poco a indovinarlo: saranno assassini ― rispose un altro.

― E che cosa vogliono da noi?

― Ci vorranno derubare.

― Derubare? ― disse Pipì, ridendo. ― Scusate, miei cari fratelli: quanti quattrini avete?

― Nemmen’uno.

― Allora il più ricco di tutti sono io....

― O tu quanto hai?

― A me ― rispose Pipì ― mi mancano solamente cinque centesimi per fare un soldo. Poi continuò, grattandosi il naso:

― Che assassini originali! Nessuno di loro ha il coraggio di farsi avanti. ―

E diceva la verità.

Difatti, tutti que’ brutti figuri, che riuniti assieme formavano una specie di cerchio, se ne stavano li ritti impalati, senza fare un gesto, senza batter occhio, senza brontolare una mezza parola.

Allora Pipì, avanzandosi in mezzo, disse con bella maniera:

― Scusino, signori assassini; che ci farebbero il piacere di lasciarci passare? ―

Nessuno rispose: nessuno fiatò.

― Grazie tante della loro cortesia, ― soggiunse lo