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SONETTO CLX
Veggio la Vite gloriosa eterna
Nel Suo giardin, sovra ogni stima adorno,
Cinta di mille e mille rami intorno,
E quei più verde che più in Lei s’interna,
Tenerli, con virtute alta superna,
Felici a l’ombra del Suo bel soggiorno,
E vuol che Seco al Ciel faccian ritorno,
Onde li ciba, purga, erge e governa;
E s’alcun ne produce frutti e fiori
Che sian di Sua radice Ella ne onora
Il grande Agricoltor di gloria intera,
E perch’ei sparga più soavi odori
Con la celeste Sua rugiada vera
Di novo lo rinfresca, apre, incolora.
SONETTO CLXI
La bella donna, a cui dolente preme
Quel gran desio che sgombra ogni paura,
Di notte, sola, inerme, umile e pura,
Armata sol di viva ardente speme,
Entra dentro ’l sepolcro, e piange e geme;
Gli angeli lascia e più di sé non cura,
Ma a’ piedi del Signor cade sicura,
Ché ’l cor, ch’arde d’amor, di nulla teme.
Ed agli uomini, eletti a grazie tante,
Forti, insieme richiusi, il Lume vero
Per timor parve nudo spirto ed ombra;
Onde, se ’l ver dal falso non s’adombra,
Convien dar a le donne il preggio intero
D’aver il cor più acceso e più constante.