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Pagina:Colonna - Rime, 1760.djvu/29

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Vittoria Colonna xxv

ta, quando Vittoria avendo sperimentato vano ogni mezzo per isgombrare dal proprio animo la tristezza ed il dolore, conobbe assai chiaro, essere troppo misera la condizione di chi vive secondo le inclinazioni della guasta natura, ed essere i beni di questa terra simili alla rosa, con cui nascono e crescono, e cui stanno inseparabilmente congiunte le spine; si pose perciò in animo di alzarsi colla mente sopra le cose terrene, e di fissarla nelle divine, certa, che questa fosse la sola maniera di scioglier l’anima da quegli affetti, onde hanno cagione le mondane amarezze. In fatti ella adoperò per modo nella via dello spirito, e così accostossi coll’intelletto alle cose celesti, che interamente dimentica del terreno amore tutta si accese del divino, e da quel tempo innanzi ella si pose a scrivere sopra argomenti sacri, lasciando quasi del tutto le Rime profane, le quali erano state per l’addietro l’ordinario soggetto de’ suoi componimenti 1. Applicatasi con fervore alla vita spirituale ed all’esercizio delle

    nel quale continua a piagnere la morte del marito, ed a favellare del terreno amore, che ella pose del tutto in oblio, da che si fu applicata alla vita spirituale.

  1. In qual guisa e con quali ajuti lasciando i terreni affetti ella si sollevasse alla contemplazione delle cose celesti, può vedersi nelle sue Rime Sacre, ma spezialmente nel Trionfi della Croce, sopra il quale vedi ciò, che scrisse il Corso.