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SONETTO XXVIII
Primo sacro splendor, ch’ unito insieme
Del vero Sol l’ esempio a noi dimostri;
Chi ti contempla nei beati chiostri,
Giunto al fin del desio lascia la speme.
Nè laccio il lega più, nè duolo il preme,
Fuor della rete degl’ inganni nostri;
E tu, ch’ a par del più bel lume giostri,
Spirto, ch’ ancora il mondo adora e teme,
Qual grado eccelso, o pur qual gloria immensa
All’ alta tua virtù destina il Cielo?
E godi ognor nella divina luce.
Giusta man degni premii quì dispensa;
Fu vera guida agli altri il mortal velo;
Or dell’ alme lo spirto è onor e duce.
SONETTO XXIX
Le meraviglie, che tra noi comparte
Il Cielo, allor che con benigni aspetti
Suoi lumi accende a produr tali effetti,
Che ’l poter suo maggior ne mostri in parte,
D’ intorno lampeggiar chiare consparte
Al mio Sole vid’ io; Voi spirti eletti,
Ch’ adornate sì rari alti concetti,
Onorate di lui le vostre carte.
E fuora d’ ogni oggetto i sacri inchiostri,
E dal lume divin più larga vita
Avranno i bei felici studj vostri.
Se breve caldo qui, beltà finita
Vi sprona tanto or; dagli eterni chiostri
Quanto accender vi dè luce infinita?