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Pagina:Colonna - Rime, 1760.djvu/70

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18

SONETTO XXXIV.


Q
uesto Sol, ch’oggi agli occhi nostri splende,

   Di grave ingiuria carco, e d’alto scorno
   Io vidi un tempo; or di se il mondo adorno,
   Fertil la terra, e ’l ciel lucido rende. 4
Perchè con l’altro mio più non contende,
   Ch’or lampeggiando nel divin soggiorno
   D’un ardor santo, e d’un perpetuo giorno
   Dinanzi al vero Sol s’alluma e accende. 8
Quei raggi, quel calor, quell’alma luce
   M’infiammar sì, che questo or sento e scorgo,
   Discolorata, mesta, afflitta e nera. 11
Caduchi effetti il vostro al fin produce,
   Fa il mio beata l’alma; ond’io m’accorgo
   Di spregiar l’uno, e gir all’altro altera. 14


SONETTO XXXV.


P
rima ne’ chiari, or negli oscuri panni

   Imperio al cor dimostra Amor sincero;
   Io pur col tempo mitigarlo spero,
   E s’egli avanza col girar degli anni; 4
Parmi che i lunghi miei gravosi danni
   Or ricompensi un dolce alto pensiero,
   Che sol pensando al bel sembiante altero,
   Rinforza in me l’amor, sgombra gli affanni. 8
Immaginata luce arde e consuma,
   Sostiene in pace l’alma, e ’l foco antico
   Con vigor nuovo soffia, e avviva e accende. 11
Il chiaro suo valor, che ’l mondo alluma,
   Di belli esempi mi fa il duol sì amico,
   Che assai mi giova più, che non m’offende.14