Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/292

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parere, ch’altri giunga qui; e questo dice dall’angelo1 ch’elli aspettava, perchè venisse a fare aprir la porta; onde dice Dante ch’elli s’avvide bene come Virgilio ricoperse lo primo detto col secondo; ma niente di meno pur ebbe paura, perch’elli compieva2 la parola tronca con tal sentenzia che non era vera, secondo la intenzione di Virgilio. Oltra questo domanda Dante Virgilio, per ch’elli avea preso dubbio dell’entrare, se in quella città entrò mai niuno di quelli del castello. Alla qual domanda rispose Virgilio, che rade volte addiviene che quelli del castello vadino per l’inferno, ma una volta elli v’andò scongiurato da Eritone incantatrice, che facea tornare l’anime ai corpi, ch’elli andasse a cavare uno spirito del cerchio di Giuda, che è il più basso luogo d’inferno, e più remoto dal cielo perchè qui è lo centro della terra; e che ben sapea il cammino, sicché prendesse sicurtà, e non si maravigliasse se elli s’era adirato, che chiunque va a quella città convien che s’adiri: però ch’elli passa Stige ove si punisce l’ira, et evvi continuo accendimcnto d’ira: però che con ira si punisce l’ira, come fu manifestato in Filippo Argenti che si mordea coi denti. Mostra l’autor che dicesse ancor altro; ma finge di non averlo a mente, perchè la paura indebolisce la memoria, et elli era tutto attento all’alta torre, alla cima ch’era rovente, ove vide tre furie infernali, che li autori fingono che sieno le donzelle, e cameriere di Plutone, e dice che l’una avea nome Aletto, e l’altra Tesifone, e l’altra Megera, et erano in forma di femmina con cinture di serpenti e coi capelli serpentini: e Virgilio gliel mostra e nominale, e dice che sono ministre di Proserpina, e sono chiamate Erine per nome speciale, e poi manifesta lo nome proprio di ciascuna, come è detto di sopra. E dice l’autore, ch’elle si fendeano con l’unghie lo petto e batteansi a palme, e gridavano ad altissima voce: Male al nostro uopo non ci vendicammo di Teseo, che ora3 non ci verrebbe costui, lo quale ci viene ad esempro di lui; e soggiugneano: Venga Medusa, che il faremo diventare pietra. Onde Dante per paura si strinse a Virgilio, et allora Virgilio ammonisce Dante che si volga: chè se Medusa si mostra et elli la vegga, non ritornerà mai suso, perchè diventerebbe pietra; e non s’attenne Virgilio a Dante; ma elli stesso lo volse e colle sue mani lo chiuse. E per questo incita l’autore li lettori e li uditori a considerare la esposizione allegorica, che si nasconde4 sotto le parole dette di sopra; e qui finisce la sentenzia litterale. Ora è da vedere lo testo con le allegorie.

  1. C.M. dell’angiolo
  2. C. M. elli suppliva la parola
  3. C. M. che avale non ci verrebbe
  4. C. M. s’appiatta