Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/318

Da Wikisource.
274 i n f e r n o

22O Tosco, che per la città del foco,
     Vivo ten vai così parlando onesto,
     Piacciati d’arrestarti in questo loco.
25La tua loquela ti fa manifesto
     Di quella nobil patria natio,
     Alla qual forse io fui troppo molesto.
28Subitamente questo suono uscio
     D’una dell’arche; però m’accostai,
     Temendo, un poco più al Duca mio.
31Et el mi disse: Volgiti, che fai?
     Vedi là Farinata, che s'è dritto:
     Dalla cintura in su tutto il vedrai.
34Io avea già il mio viso nel suo fìtto;
     Et ei surgea col petto e con la fronte,
     Come avesse lo inferno in gran dispitto.1
37E l'animose man del Duca e pronte
     Mi pinser tra le sepolture a lui,
     Dicendo: Le parole tue sien conte.
40Come io a piè della sua tomba fui,2
     Guardommi un poco, e poi quasi sdegnoso
     Mi dimandò: Chi fur li maggior tui?
43Io, ch’era d’ubbidir desideroso,
     Non gliel celai; ma tutto gliel apersi;
     Ond’ei levò le ciglia un poco in soso.3
46Poi disse: Fieramente furo avversi
     A me, et ai miei primi, et a mia parte;
     Sì che per due fiate li dispersi.
49Se fur cacciati, ei tornar d'ogni parte,
     Risposi io lui, l'una e l’altra fiata;
     Ma i vostri non appreser ben quell'arte.


  1. v. 36. Dispitto per despitto, come disio per desio. E.
  2. v. 40. C. M. al
  3. v. 45. Soso o suso, ed oggi meglio su dal latino sursum e susum. E.