Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/399

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   [v. 46-54] c o m m e n t o 355

male. Presa poi Troia e disfatta dai Greci lo detto re Polinestor e sì per compiacere alli Greci, e sì per avere lo suo tesoro lo fece balestrare a segno, non ostante che fosse suo nipote, e fecelo sotterrare con le saette fitte addosso. Onde finge Virgilio che quelle saette crescessono poi in mortella et in carubbi 1 et altri legni di che si fanno l’astizziuole 2 delle saette; allora Enea si partì quindi, ammonito che non vi dovesse stare. onde io; Dante, lasciai la cima Cadere; giuso, e stetti come l’uom che teme; non dice però che avesse paura; ma più tosto ammirazione. Ora a questa similitudine finge l’autore che uscisse sangue e voce del pruno, e piglia l’autore questa figura che coloro che uccidono sè medesimo e privansi della vita vegetativa umana, per debita punizione abbiano un’altra vita vegetativa nell’inferno, più vile che sia; e però finge che si vestano quell’anime, come dirà ancora di sotto, d’uno pruno, e stiano per divina vendetta a vivificare uno pruno che è vilissimo degli altri arbori, che ànno vita vegetativa, poi che non à patito 3 di vegetare lo corpo umano, acciò che abbiano sempre tormento del peccato ch’ànno fatto. E questa fizione fa l’autore, perchè è verisimile di quelli del mondo: imperò che sì fatti uomini che spargono lo loro sangue, per verisimile si possono dire pruni pungenti e non uomini, essenti aspri come pruni e disutili a sè et ad ognuno. E qui appare lo ingegno dell’autore che seppe così figurare la pena al delitto, che ognuno vede che questo non è secondo la Teologia.

C. XIII — v. 46-54. In questi tre ternari finge l’autore che Virgilio risponde alle parole dette dal troncone, come appare di sopra, et inducelo a manifestarsi, così dicendo: S’elli; cioè Dante, avesse potuto creder prima; che t’avesse toccato, Rispose il Savio mio; cioè Virgilio, anima lesa; cioè, o anima, che se’ stata offesa, pur con la mia rima; cioè con le mie parole, Ciò ch’à veduto; ora, Non averebbe in te la man distesa; a toccarti; Ma la cosa incredibile; incredibile è che del troncone uscisse sangue e parole, mi fece; cioè me Virgilio, Indurlo ad opra; cioè a questo toccare 4, che a me stesso pesa; cioè incresce. Ma dilli chi tu fosti; tu che se’ in questo sterpo, sì che in vece; cioè in luogo, D’alcuna ammenda; dell’offesa 5 ch’è a te fatto, tua fama rinfreschi; cioè rinnovelli, Nel mondo su, dove tornar li lece; cioè li è licito. E questo dice l’autore: però che costui, come apparirà di sotto, ebbe mala fama nel mondo, e continuamente l’autore osserva questo; che coloro ch’ànno avuto mala fama, sono vaghi ch’ella si spenga e ritorni la buona; e se non può tornare

  1. C. M. in carlibbi
  2. C. M. l’asticciuole
  3. C. M. à appitito
  4. C. M. a questo troncone, che a me
  5. C. M. emenda; del danno che t’à fatto,