Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/455

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comandato il mio Tesoro, nel quale ancora per fama vivo; più non t’addomando. E detto questo, si volse a dietro e corse a modo che corrono quelli, che corrono a Verona il drappo verde, e certo elli parve di coloro, colui che vince e non colui che perde; e qui finisce lo canto et eziandio la lezione. Ora è da vedere la esposizione del testo con le moralità et allegorie.

C. XV — v. 55-78. In questi otto ternari l’autor nostro finge come ser Brunetto, avuta la risposta di Dante ai suoi domandi, conforta Dante a seguitar lo proponimento suo, e manifestali predicendo quello, che dee avvenire a lui del suo fatto 1 e del corso della sua vita, et ammonendolo delle condizioni viziose de’ suoi cittadini, comandandoli che si guardi da esse, dicendo così: Et elli; cioè ser Brunetto disse, a me; cioè Dante, finita la mia risposta detta di sopra: Se tu segui tua stella; cioè la influenzia felice, che tu ài dalla tua costellazione: imperò che in noi è lo volere seguire, o no, Non puoi fallire; che tu non venghi, s’intende, al glorioso porto; cioè a fine che tu sarai glorioso; e questo dice, perchè vide che dovea avere la comune influenzia concordevole, Se ben m’accorsi; cioè se io ben vidi la tua costellazione e la comune, nella vita bella; cioè quando io era nel mondo, lo quale appella bella vita, perchè il mondo è troppo a piacere a’ peccatori, e però vanno a perdizione: imperò che la complacenzia delle cose mondane tira l’anima da Dio, e falla serva della sensualità. E qui sono da notare due cose; prima quando dice tua stella, che benchè ciascuno uomo nasca sotto alcuna costellazione, la quale li dia alcuna inclinazione con la sua influenzia, in sua podestà è di seguitarla, o no, e però si dice: Sapiens dominabitur astris: imperò che, benchè l’uomo sia coartato dalla influenzia dei corpi celesti, non è però necessitato al tutto, sì che in lui è lo libero arbitrio volere seguitare o no, e lo mettere ad esecuzione secondo che è aiutato dalla grazia di Dio, sanza la quale non si può seguitare lo bene, e fuggire lo male. E questa cotale influenzia della costellazione può essere comune e propria; comune è quando influisce sopra molte cose; propia è quando influisce sopra uno individuo, e questa è in ciascuno uomo, e chiamasi inclinazione naturale, e dicano 2 li astrologi che si piglia dalla natività; cioè secondo la costellazione nella quale l’uomo nasce; e però veggiamo che ogni uomo à sua inclinazione, chi a una cosa e chi a un’altra; e questa chiamano li volgari natura, dicendo: Tu se’ d’una natura, et io d’un’altra. Et al mio parere questo dissono li poeti essere ingegno, lo quale diceano

  1. C. M. del suo stato, e del corso
  2. Oggi i verbi della seconda coniugazione finiscono in ono; ma in sul perfezionarsi del nostro linguaggio fu tentato di comprenderli tutti in una sola. Di qui debbano, dicano per debbono, dicono. E.