Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/466

Da Wikisource.
422 i n f e r n o

46S’io fossi stato dal fuoco coperto,
      Gittato mi sarei tra lor di sotto,
      E credo, che il Dottor l’avria sofferto;
49Ma perch’io mi sarei bruciato e cotto,
      Vinse paura la mia buona voglia,1
      Che di lor abbracciar mi facea ghiotto.
52Poi cominciai: Non dispetto; ma doglia
      La vostra condizion dentro m’affisse2
      Tanto, che tardi tutta si dispoglia,
55Tosto che questo mio Signor mi disse
      Parole, per le quali io mi pensai,
      Che quai voi siete, tal gente venisse.3
58Di vostra terra sono, e sempre mai
      L’opre di voi e li onorati nomi4
      Con affezion ritrassi et ascoltai.
61Lascio lo fele, e vo per dolci pomi
      Promessi a me per lo verace Duca;
      Ma fino al centro pria convien ch’io tomi.
64Se lungamente l’anima conduca
      Le membra tue, rispose quelli allora,
      E se la fama tua dopo te luca,5
67Cortesia e valor, dì, se dimora
      Nella nostra città, sì come sole,
      O se del tutto se n’è gita fuora?
70Chè Guiglielmo Borsiere, il qual si dole
      Con noi per poco, e va là coi compagni,
      Assai ne cruccia con le sue parole.

  1. v. 50. C. M. la buona mia voglia,
  2. v. 53. C. M. mi fisse
  3. v. 57. C. M. Che qual
  4. v. 59. C. M. L’opra di voi
  5. v. 66. C. M. di po’ te luca,