Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/476

Da Wikisource.
432 i n f e r n o   xvi. [v. 52-63]

va per le virtù promesse a lui per la ragione, significata per Virgilio, la qual guida l’uomo nelli atti virtuosi, li quali sono dolci; ma prima li convien vedere ogni distinzione e particolarità di peccati, innanzi che se ne possa o sappia 1 guardare, et andare alle virtù; e qui finisce la prima lezione.
     Se lungamente ec. Qui si comincia la seconda lezione del detto canto, nella quale finge che con li sopra detti tre suoi cittadini parlasse delle condizioni della sua città 2; e dividesi in cinque parti: imperò che prima finge, come parlò con li detti tre cittadini delle condizioni della sua città; nella seconda, com’ellino commendarono la sua risposta e come si partirono 3 da lui, quivi: Se l’altre volte ec.; nella terza, come segue lo suo cammino quivi: Io lo seguiva ec.; nella quarta pone una notabile fizione, quivi: Io avea una corda ec.; nella quinta pone quello che seguitò del cenno fatto, quivi: Sempre a quel ver ec. Divisa la lezione, ora è da veder la sentenzia litterale. Seguita adunque così:
     Poi che Dante ebbe risposto, incominciò messer Iacopo: Se lungamente l’anima vivifichi le membra tue, e se la fama tua risplenda dopo te Dante, dicci se cortesia e valore dimora nella nostra città come suole, o se n’è partita al tutto: imperò che Guiglielmo Borsiere, che poco è che è venuto al dolor nostro e vassene là con li compagni che vi son di nostra brigata, assai 4 come fa corrucciare con le sue parole. Onde Dante finge che rispondesse con la faccia levata: La gente nuova et i subiti guadagni, o Fiorenza, ànno generato in te orgoglio e dismisura, sì che già ti piagni. Et allora quelli tre che intesono questo per risposta, guardaron l’un l’altro, come si guarda al vero, e risposono: Se l’altre volte ti costa sì poco a satisfare altrui, felice te che sì favelli a tua posta! Perciò se campi da questi luoghi oscuri e torni a riveder le belle stelle, quando 5 ti gioverà dire: Io fui nell’inferno, fa che favelli di noi alla gente. E detto questo, ruppono la rota ch’aveano fatta per restarsi con Dante, e fuggirono che parve che le lor gambe avessono alie; et aggiugne che uno amen non si sarebbe potuto dir sì tosto, com’elli furono smarriti da loro; onde a Virgilio parve di partirsi. E dice Dante ch’elli lo seguitava, e poco erano iti che il suono dell’acqua era sì vicino, che per parlare a pena sarebbono 6 uditi; e fa una similitudine che, come quel fiume che nasce di monte Veso che è dalla parte sinistra del monte Apennino e

  1. C. M. possa o vollia guardare,
  2. C. M. città, e come s’approssimonno al descenso nell’altro cerchio, et alcuno cenno che fece Virgilio ne l’acqua che cadea nell’altro cerchio, e quel che ne seguio; e dividesi
  3. C. M. partitte da lui,
  4. C. M. assai ce ne fa — Il nostro Cod. dà come, forse co me; con me. E.
  5. C. M. quanto ti gioverà
  6. C. M. sarebbe uditi;