Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/541

Da Wikisource.
   [v. 10-30] c o m m e n t o 497

tondo; di quelli buchi; et aggiugne una comparazione dicendo: Non mi parean; quei fori, meno ampi, nè maggiori, Che quei, che son nel mio bel San Giovanni; cioè nella chiesa di san Giovanni di Fiorenza, Fatti per luogo de battezzatori; ecco che dichiara a che sono fatti quelli tondi, che sono nel San Giovanni di Firenze 1; cioè per li preti che battezzano che stieno più presso all’acqua del battesimo; L’un delli quali; tondi, ancor non è molti anni; cioè passati, Rupp’io; cioè Dante, per un che dentro vi annegava; cioè per qualche fanciullo che vi s’era rinchiuso dentro sì, che vi spasimava, o veramente v’annegava perchè v’era acqua, E questo; cioè averlo scritto qui in questa Comedia, sia suggel; cioè segno, ch’ogni uomo sganni; che credesse che fosse stato altrimenti. Fuor della bocca a ciascun; di quelli tondi, soperchiava D’un peccatore i piedi; sì che si vedeano di fuori, e delle gambe In fino al grosso; sì che si vedeano li piedi e le gambe infino al polpaccio, e l’altro dentro stava; cioè tutta l’altra persona era dentro dal buco. Le piante erano a tutti accese intrambe; cioè ardeano a ciascuno, Per che sì forte guizzavan le giunte; cioè li nodi, Che spezzate averian ritorte e strambe; cioè le funi che fossono torte che sono più forti che le strambe: però che le strambe non sono torte, anzi sono intrecciate; et aggiugne una similitudine, dicendo: Qual suol lo fiammeggiar delle cose unte Muoversi pur su per l’estrema buccia: però che le cose unte ardono superficialmente tanto, quanto dura l’untume; Tal era lì da’ calcagni alle punte; cioè così ardeano 2 quelli peccatori i piedi da’ calcagni alle punte delle dita. E questo finge l’autore, per conveniente pena a’ dannati litteralmente, mostrando che poi ch’anno levata l’affezione loro dalle cose celestiali e rivoltala alle ricchezze che sono cose terrene, degna cosa è che stieno volti sotto sopra. E come sono stati freddi di carità in verso lo prossimo nella loro affezione, e tutti ardenti ad avarizia, quivi in vendetta di ciò ardino in continuo foco. E perchè l’affezioni loro all’avarizia sempre sono state palliate e coperte, quivi stieno publicate: imperò che dopo la morte si palesono più li peccati altrui, che inanzi. El 3 guizzare de’ piedi significa litteralmente la pena de l’incendio e lo rodimento della coscienza; et allegoricamente si può intendere di quelli del mondo che vivieno 4, o vivono in sì fatto peccato ch’elli stanno piantati sottosopra quanto all’animo, che non pensano se non delle cose terrene, e le loro affezioni ardono nel fuoco dell’avarizia, e sono fitti nella pietra livida; cioè nella durezza odiosa che ànno verso il prossimo, che non ànno carità veruna; ma più

  1. C. M. nel San Giovanni a Pisa et a Firenze;
  2. C. M. a quelli
  3. El per il fu comunissimo a parecchi de’ nostri antichi scrittori. E.
  4. C. M. che viveno in sì
Inf. T. I. 32