Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/580

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C A N T O   XXI.

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1Così di ponte in ponte altro parlando,
      Che la mia Comedia cantar non cura,
      Venimmo; e tenevamo il colmo, quando
4Ristemo, per veder l’altra fessura1
      Di Malebolge, e li altri pianti vani;
      E vidila mirabilmente oscura.
7Quale nell’arzanà de’ Viniziani2
      Bolle l’inverno la tenace pece
      Per ripalmar i lor legni non sani,3
10Che navicar non ponno, e in quella vece4
      Chi fa suo legno nuovo, e chi ristoppa
      Le coste a quel che più viaggi fece:
13Chi ribatte da proda e chi da poppa,
      Altri fan remi, ed altri volgen sarte,
      Chi terzeruolo et artimon rintoppa;5
16Tal, non per foco, ma per divina arte
      Bollia là giù una pegola spessa,
      Che inveschiava la ripa d’ogni parte.

  1. v. 4. C. M. Restammo,
  2. v. 7. C. M. Qual nella tersana de’ Veneziani
  3. v. 9. C. M. i legni lor non sani,
  4. v. 10. Che navigar non ponno, o in quella vece
  5. v. 15. C. M. terzaruolo