Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/68

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autore in questo suo poema parla sotto due sensi; l’uno litterale e l’altro allegorico; e tutte le parole che sono nel testo non ànno però allegoria: chè alcuna volta si pongono pur a continuar lo senso letterale; e il senso litterale è dell’Inferno, Purgatorio e Paradiso, ne’ quali finge sè essere stato menato per diverse persone, come appare nel poema, e di questo tratta litteralmente, quanto può, secondo la catolica fede, benchè c’inframetta le fizioni poetiche. E l’allegorico o vero morale è dello stato delle persone che sono nel mondo in tre differenzie, cioè o nel peccato o nella penitenzia o nella contemplazione divina. Per li quali stati vuole moralmente et allegoricamente mostrare sè essere discorso nella vita sua, dicendo essere stato menato per li tre diversi luoghi soprascritti. Nel primo vuole mostrare, le pene diverse ch’elli à considerate convenirsi alle diverse spezie de’ peccati per spaurire li lettori da quella; e nel secondo le purgazioni ad essi convenevoli per invitarli alla penitenzia; e nel terzo le grazie e’ premi respondenti alle virtù in questa vita, mentre che ci si vive, per incitare li lettori ad essi1, benchè litteralmente finga queste cose, che sono dette delli soprascritti2 tre luoghi a quelli fini che detti sono. Et è quivi da notare che il nostro autore finge che queste, ch’elli narra nella prima cantica, li fossono mostrate nella notte di venerdi’ santo sopra il sabato santo per Virgilio, come si3 mosterrà4 per lo testo, e che la notte d’innanzi al venerdi’ santo ebbe riconoscimento5 del suo errore, avendo già anni 35. E per questo vuole intendere moralmente il mutamento della sua vita, che infino a qui avea inteso alle cose mondane e poi sè volse alle cose spirituali, insegnando, per questo che dice di sè, alli uomini mondani in che modo si possano partire dal mondo e ritornare a Dio. Imperò che questo discorso di vita secondo l’anima è comunemente nelli uomini mondani, che non sono figliuoli di perdizione: chè come l’uomo nasce, vive uno tempo; cioè nella infanzia, quasi come animale sensibile sì che nulla à o poco di ragione: poi venendo la puerizia e l’adolescenzia, vivendo secondo la ragione pratica, lasciandola vincere alla sensualità, che va dietro alla concupiscenzia, abbandona la via dritta: come è giunto alle due vie; cioè ritta delle

  1. C. M. a quelle.
  2. C. M. sopraditti.
  3. C. M. si mostra.
  4. Presso gli antichi si trovano certe contrazioni al futuro, alcune delle quali al presente sono fuor d’uso. In sul principio di nostra lingua all’imitazione de’ Provenzali, troncato l’ultimo e dell’infinito e trasposto l’r, ne venne soccorre in luogo di soccorrere, e ridotti tutti i verbi alla seconda de’ Latini si derivò mosterrà, soccorrà, misurrebbe, da mosterre, soccorre, misurre e via dicendo. E.
  5. C. M. lo ricognoscimento.