Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/691

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tore, a creder lento; cioè se tu sarai tardo a credere, Ciò ch’io dirò; cioè quello, ch’io Dante dirò, non sarà maraviglia; et assegna la cagione: Chè io, che il vidi, appena il mi consento; di crederlo: e così fa lo lettore attento, promettendoli tacitamente di dire cose maravigliose. Com’io; cioè Dante, tenea levate in lor le ciglia; cioè stava attento a vedere ciò che facessono, Et un serpente; di quelli della bolgia che n’era tutta piena, con sei piè; finge che questo serpente avesse sei piedi quanto alla lettera, per mostrarlo abile a potersi fare uno col peccatore, sì che li due piedi d’inanzi s’aggiunsono con le braccia, e li due di retro con le cosce 1, e li due del mezzo col ventre, e il capo col capo, e la coda con lo schienale. Et allegoricamente dimostra che la fraude del furto s’aggiugne per sì fatto modo al furo, che tutto lo piglia: imperò che il capo s’aggiugne col capo, pigliando et occupando tutti li sentimenti umani che sono nel capo, come manifesto è; e li piedi d’inanzi s’aggiungono con le braccia, pigliando tutte l’opere umane significate per le braccia; e li piedi del mezzo s’aggiungono col ventre, pigliando tutti i pensieri umani che sono nel cuore significato per lo ventre e per lo imbusto; e li piedi di dietro s’aggiungono con le cosce e con le gambe e piedi, pigliando tutte l’umane affezioni che sono significate per li piedi; e la coda s’aggiugne con le reni, pigliando tutta la fortezza umana significata per le reni: e così si manifesta che l’umanità è tutta occupata da fraude significata per lo serpente, dandosi all’atto del furare; e però seguita, si lancia; cioè a dosso a quel peccatore, Dinanzi all’uno; di quelli tre che venuti erano, e tutto a lui s’appiglia; cioè s’appicca sì, che tutto lo peccatore occupa, come è mostrato di sopra. Coi piè di mezzo li avvinse la pancia; di quel peccatore lo serpente, E con li anterior; cioè piedi, le braccia prese; cioè lo serpente, del peccatore, Poi li addentò; cioè morse con la sua bocca aperta, e l’una e l’altra guancia; a quel peccatore. Li diretani; cioè piedi, alle cosce; del peccatore, distese; lo serpente, E miseli la coda; sua, cioè lo serpente, tra amendue; le cosce del peccatore, E dietro per le ren su la ritese; su in verso il capo la ritese; la sua coda lo serpente. E fa una similitudine che mai ellera non s’afferrò ad arbore, come questo serpente s’apprese a quel peccatore, dicendo: Ellera; questa è una erba che s’appicca alle mura et alli arbori, e stendesi per essi molto strettamente sì, che vi mette barbe e radice, abbarbacata mai non fue; cioè afferrata con 2 barbe, Ad arbor sì, come l’orribil fiera; cioè lo serpente, Per l’altrui membra; cioè di quel peccatore, avviticchiò; cioè avvolse come fa lo viticchio, che è una erba che s’avvolge alli

  1. C. M. con le gambe, e li due
  2. C. M. afferrata come barbe,