Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/708

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664 i n f e r n o

100Ma misi me per alto mare aperto1
      Sol con un legno, e con quella compagna2
      Piccola, dalla qual non fui deserto.
103L’un lito e l’altro vidi infin la Spagna,
      Fin nel Marrocco, e l’isola de’ Sardi,3
      E l’altre che quel mare intorno bagna.
106Io e i compagni eravam vecchi e tardi,
      Quando venimmo a quella foce stretta,
      Dov’Ercole segnò li suoi riguardi,
109A ciò che l’uom più oltre non si metta.
      Dalla man destra mi lasciai Sibilia,
      Dall’altra già m’avea lasciata Setta.
112O frati, dissi, che per cento milia
      Perigli giunti siete all’Occidente,4
      A questa tanto picciola vigilia
115De’ nostri sensi (ch'è del rimanente?)5
      Non vogliate negar l’esperienza,
      Di retro al Sol, del mondo sanza gente.
118Considerate la vostra semenza:
      Fatti non fosti a viver come bruti;67
      Ma per seguir virtute e conoscenza.8
121Li miei compagni fec’io sì acuti,
      Con questa orazion picciola, al cammino,
      Ch’appena poscia li avrei ritenuti;

  1. v. 100. C. M. per l’alto mare
  2. v. 101. Compagna; propiamente in antico valeva adunanza di soldati, che imponevano taglie e balzelli. E.
  3. v. 104. C. M. Fin al Marocco
  4. v. 113. C. M. Perigli siete giunti
  5. v. 115. C. M. (che è di rimanente?)
  6. v. 119. C. M. Fatti non siete
  7. v. 119. Fosti; voce regolare e primitiva, cavata dal fuistis de’ Latini. Oggi segue l’opposito, perchè termina in i la seconda singolare, ed in e la plurale. E.
  8. v. 420. Conoscenza; appo i Classici de’ primi secoli di nostra letteratura significava sapienza, senno. E.