Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/802

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758 i n f e r n o

76Ma s’io vedessi qui l’anima trista
      Di Guido, o d’Alessandro, o di lor frate,1
      Per Fonte Branda non darei la vista.
79Dentro c’è l’una già, se l’arrabbiate
      Ombre che vanno intorno dicon vero;
      Ma che mi val, ch’ò le membra legate?
82S’io fossi pur di tanto ancor leggero,
      Ch’io potessi in cent’anni andare un’oncia,
      Io sarei messo già per lo sentero,
85Cercando lui tra questa gente sconcia,
      Con tutto ch’ella volge undici miglia,2
      E men d’un mezzo di traverso non ci à.
88Io son per lor tra sì fatta famiglia:
      Ei m’indusser a batter li fiorini,
      Che avean tre carati di mondiglia.
91Et io a lui: Chi son li due tapini,
      Che fuman, come man bagnate il verno,3
      Giacendo stretti a’ tuoi destri confini?
94Qui li trovai, e poi volta non dierno,4
      Rispuose, quando piovi in questo greppo,
      E non credo che dien in sempiterno.
97L’una è la falsa che accusò Gioseppo,5
      L’altro è il falso Sinon greco di Troia:6
      Per febbre acuta gittan tanto leppo.
100E l’un di lor che si recò a noia
      Forse d’esser nomato sì oscuro,
      Col pugno li percosse l’epa croia.7

  1. v. 77. C. M. e d’Alessandro e di lor frate,
  2. v. 86. C. M. volga
  3. v. 92. C. M. bagnata
  4. v. 94. Dierno; sincope di dierono, la quale al poeta non si disdice. E.
  5. v. 97. Gioseppo. Il latino Ioseph o Iosephus diede Gioseffe, Gioseppe, Gioseffo, Gioseppo, adoperati indistintamente e nel verso e nella prosa. Anche i suoi contratti sono Beppe, Geppe; Beppo, Geppo. E.
  6. v. 98. C. M. da Troia:
  7. v. 102. epa croia. Croio qui vale indurato e teso per soverchio umore, e nella propria tensione irrigidito, come cuoio. E.