Pagina:Commedia - Inferno (Buti).djvu/874

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830 i n f e r n o   xxxiii. [v. 23-37]

mia fa cruda; che è una delle circunstanzie; et è qui da notare che le circunstanzie sono quelle che aggravano il peccato, secondo la loro gravezza, Udirai, e saprai se m’à offeso; e questo apparirà nella circunstanzia della mia morte: cioè nel modo il quale io ti manifesterò.

C. XXXIII — v. 23-37. In questi cinque ternari l’autor nostro finge che il conte Ugolino incomincia a narrare il modo della sua crudele morte, e finge ch’elli dica che, poi che fu rinchiuso nella detta torre, la notte innanzi lo chiaro giorno, in su l’aurora elli fece uno sogno che li manifestò quello che li dovea avvenire; e questo sogno finge lo autore poeticamente, lo quale fu in questa forma, che li parea vedere l’arcivescovo Ruggieri andare come maestro e signore alla caccia per lo piano, in verso il monte pisano, dietro a uno lupo che avea dietro i suoi lupicini, et inanzi all’arcivescovo andavano a questa caccia li Gualandi, li Sismondi e li Lanfranchi; et erano a questa caccia, dietro a questo lupo e lupicini, cagne magre et atte e volonterose di sì fatta caccia; e questo lupo e lupicini, poco che ebbono corso, pareano stanchi sì, che queste cagne li giugneano e fendeano loro li fianchi co’ denti e stracciavanli et uccideanli. Questo sogno finge l’autore assai bene, secondo la materia quanto al tempo: imperò che lo finge in su la mattina, quando si dicono li sogni essere veri; e quanto alla significazione: imperò che l’arcivescovo Ruggieri fu ordinatore e trattatore del trattato contra il conte sì, che ben parea maestro e signore nella caccia; e ben li andavano inanzi le tre case, perchè di loro avea fatto bolcione contra il conte; ben vi furono le cagne magre; cioè il popolo, el lupo e lupicini fu il conte e figliuoli; la caccia in verso il monte pisano era ch’elli ordinavano di cacciarlo; et elli si fortificava a Lucca e con la parte guelfa; che il lupo e’ lupicini fossono stanchi in piccolo corso si è che poco durò, o s’indugiò ch’elli fu preso dal popolo, essendone capi le dette casate, e fu impregionato nella detta torre; e che fossono forati per li fianchi coi denti delle cagne significava lo rubamento de’ lor beni e la loro morte. Or dice così il testo: Breve pertugio; cioè una piccola balestriera, o buco, che avesse la detta torre, dentro dalla muda: muda è luogo chiuso ove si tengono li uccelli a mudare: muda chiama l’autore quella torre, o forse perchè così era chiamata perchè vi si tenessono l’aquile del Comune a mudare, o per transunzione che vi fu rinchiuso il conte e li figliuoli, come li uccelli nella muda, La qual per me à il titol della fame: imperò che, poi che vi fu rinchiuso il conte e morivi di fame co’ figliuoli, fu chiamata poi la torre della fame, E in che conviene ancor ch’altri si chiuda; qui finge l’autor che il detto conte profetasse ch’ancora altri vi si dovesse rinchiudere; e benchè l’autor finga