Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
864 | i n f e r n o xxxiv. | [v. 127-130] |
no, e quando a traverso come detto fu di sopra; ma quivi girava intorno al pozzo alquanto, e poco pende; che non cadeva quivi molto da alto. Lo Duca et io; cioè Virgilio et io Dante, per quel camino ascoso; cioè occulto per le tenebre che vi sono, Entrammo; per montare suso, come in fino al centro eravamo scesi, a ritornar nel chiaro mondo; cioè dall’altro emisperio pigliamo la via, che ci rimenava al chiaro mondo; e questo dice per rispetto delle tenebre, che finge che fossono quivi; E sanza cura aver d’alcun riposo; questo dice, per mostrare che la tornata fu sanza punto posarsi, Salimo suso, el; cioè egli, primo et io secondo; cioè Dante; e dice salimmo, per mostrare che, come erano scesi entrando nell’inferno; così ora salivano uscendone fuor, Tanto; cioè salimo, che noi venimmo al sommo, ch’io viddi; dice Dante, delle cose belle; cioè delle stelle, Che porta il Ciel, per un pertugio tondo; e per questo mostra che uno di’ e parte d’una notte penasse a salire et uscire fuori dell’inferno, dal centro infino alla superficie della terra che è nell’altro emisperio; nel quale uscito trovò la notte, e di là dal centro trovò lo sole già a mezza terza; sicchè come una notte et uno di’ era stato di qua dal centro nel nostro emisperio discendendo; così di là dal centro nell’altro emisperio stette un di’ e gran parte della notte, montando su alla superficie della terra dell’altro emisperio: imperò che dice che vide delle stelle, sicchè non era ancora finita la notte; ma appariva l’aurora, come si mosterrà nella seguente cantica. E quindi; cioè per quel pertugio tondo, uscimo; cioè Virgilio et io Dante nell’altro emisperio, ove non era ancora finita la notte che v’era incominciata, poi che passò il di’ incominciato, quando passò lo centro della terra; ma bene era presso al fine la notte, a riveder le stelle; le quali non aveano vedute mentre ch’erano stati nell’inferno. E qui finisce lo xxxiv canto e la prima cantica. Deo gratias, amen. Compiuto nelli anni del nostro Signore Gesù Cristo mccccvii1 nel xv di’ d’Aprili.
FINE DEL TOMO PRIMO.
- ↑ Questa data forse accenna l’anno in che fu copiato il Commento del nostro Codice Riccardiano 1006, perchè il Chiosatore era già morto nell’anno innanzi. E.