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138 INFERNO. — Canto IV. Verso 22 a 35

<poem>Andiam, che la via lunga ne sospigne.

    Così si mise, e così mi fe’ entrare
    Nel primo cerchio che 1’abisso cigne.

Quivi, secondo ch’i’ potè’ ascoltare,1 25

    Non era pianto, ma’ che di sospiri,2
    Che l'aura eterna facevan tremare:

E ciò avvenìa di duol senza martiri,

    Ch’avean le turbe, ch’eran molte e grandi ,
    E d’infanti e di femmine e di viri. 30

Lo buon Maestro a me: Tu non dimandi

    Che spiriti son questi che tu vedi ?
    Or vo’ che sappi, innanzi che più andi,

Ch’ei non peccaro: e s’elli hanno mercedi.

    Non basta, perch’ ei non ebber battesmo, 35
  1. V 25 Questa lezione, è del Cod. di frate Stefano che sebbene abbia bisogno di accompagnarsi d’altro Codice che finora non trovo è pur sempre la più vera anzi la sola vera.
  2. V. 26. Scrivo era col Cortonese, col marciano IX, 3O e col Lana, e rigetto il comune avea. Rifiuto poi il seguire chi nel verso successivo reca l’aura e la terra perchè questa terra non ha che farci, e il Lana la esclude.

V. 22, Qui comincia ad entrare nel primo cerchio nel grado di quel foro, che per Lucifero e per li suoi seguaci fue fatto. 25. Tratta universalmente della condizione di quelli, e dice che non gli è pianto ma pure sospiri, perchè il pianto si segue a pena ed a tormento, e i sospiri si segue solo a desiderio, e dice che li detti sospiri faceano tremare quell’aiere. Ora egli è da sapere che, sicome dice lo Filosofo in lo secondo libro Dell’anima, la voce fa similemente muovere l'aiere per circulazione, come fa muovere 1’acqua una pietra, che li sia dentro gittata, che quella ch’è tocca dalla pietra per lo movimento della pietra si rimuove da quello luogo più forte; poscia perchè l’altre parti resisteno alcuna cosa, con ciò sia che l’acqua sia corpo solido, fa lo secondo circolo meno muovere, e per consequens lo terzo meno, poscia lo quarto meno, sichè diventa tutta l’acqua tremante. Così la voce per quelle persone gittata fuori, fa apresso la loro bocca grande movimento nell’aiere, poi un poco più lungi fa minor moto, poi ancora un poco più lungi, minor remore; e cosi di grado in grado, come più s’allontana lo dito movimento overo suono di voci, meno si odono; siche le voci de’ sospiri di quelli faceano tremare tutto 1’ aiere. E soggiunge ch’erano turbe d’infanti, cioè di fanciullini e di femine e uomini.

31. Qui mostra la benivolenzia di Virgilio che lo incitò a domandare.

34. Qui dice la condizione di quelli in universali del limbo, evdice che non pecconno, e s’elli funno virtuosi non basta, perchè