Pagina:Commedia - Inferno (Lana).djvu/15

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cose buone non vincono la mia virtù di procacciarle. Era troppo avventurosa l’occasione di portare qualche servigio agli studii, e subitamente quello che al Corpo gratuitamente davo, gratuito diedi, privato cittadino io, ad artigiano privato, e ogni arduità fu subito appianata, anzi scomparve. Era utopìa, si diceva, aspettarsi questa mole in sì breve tempo col tanto a fare che si doveva da me, il quale sapevano stretto della maladetta fortuna a logorare più della metà del dì al tavolo, se voglio vivere con decenza; ma si misurava alla poca attività dell’universale e non si contava che a’ miei sessant’anni la vita, stata attivissima sin dall’infanzia, non patisce esercizio quantunque grave e premente; ed ecco il Volume uscì e chi il legge e detto avrà quant’abbia pensato e fatto per esso, e s’io mi spaventi di nessuno ostacolo, o nessuna opposizione. Ben dirò io che mi spiacque ciò che m’avvenne, e ora mi consola che mi si conceda, e si possa, quello che allora non si potè, sotto gli auspizi della nostra Commissione alla studiosa Italia, anche meglio elaborato, presentarlo. Fu opera di assiduissimo per cinque mesi, e pur compita, a questa Città consacrata.

Se chi ha la podestà avesse avuto la volontà, io avrei avuto l’onore di associare il mio lavoro ad una celebrità artistica, l’illustre Scaramuzza, il primo de’ compositori storici nel disegno nella presente povertà italica dell’oprar vero; ma non tutti intendono tutto, e dello Scaramuzza vedeste i disegni insigni esposti a Firenze, ora fotografati assai bene dal Calvi, che faranno domandare se meglio non giovano alla festa e alle arti che non la medaglia che si chiude agli scrigni e nulla insegna. - La spesa! - Oh non è alla istruzione che si debbano chiedere i risparmi! Io ti saluto Scaramuzza; dura la vita, e i tempi verranno anche alla tua virtù. Qualche cosa, quanta nel ristretto privato si poteva, si fece. — Vedetevi in fronte un grazioso lavoro di nuova industria artistica instituita nella vostra Accademia delle arti belle, di cui sono ora professore, e vedete la bella iniziale che sta in capo a questa prefazione, la cui allegorìa troverete spiegata dalla prima nota messa alla colonna del Commento laneo all’Inferno dantesco; allegorìa augurata da tutta Italia, che io ho imaginato e pregato disegnarsi ed eseguirsi a cura dell’amoroso professore Ratti dal suo