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INFERNO. — Canto V. Verso 28 a 51 | 153 |
Io venni in loco d’ogni luce muto,
Che mugghia, come fa mar per tempesta,
Se da contrari venti è combattuto. 30
La bufera infernal, che mai non resta,
Mena gli spirti con la sua rapina,
Voltando e percotendo li molesta.
Quando giungon davanti alla ruina,
Quivi le strida, il compianto e il lamento, 35
Bestemmian quivi la virtù divina.
Intesi, che a così fatto tormento
Enno dannati i peccator carnali,*
Che la ragion sommettono al talento.
E come li stornelli portan l’ali, * 40
Nel freddo tempo, a schiera larga e piena, *
Così quel fiato li spiriti mali *
Di qua, di là, di giù, di su li mena: *
Nulla speranza li conforta mai, *
Non che di posa, ma di minor pena. 45
E come i gru van cantando lor lai,
Facendo in aer di sè lunga riga;
Così vid’io venir, traendo guai,
Ombre portate dalla detta briga:
Perch’io dissi: Maestro, chi son quelle 50
Genti, che l’aer nero sì gastiga?
troncata la speranza di potere morire, sì che non possono
cambiare mondo.
Lo quinto che lo lussuriare piace ai demoni, i quali per pena sono quelli che violano e forzano quelle anime poste in tale giudicio.
V. 46. Poscia ch’ha detto della pena ch’hanno, ora esemplifica al suo mormoramento, e dice così: Come le grue quando fanno di sè lunga schiera in aiere vanno gridando lor lai, cioè loro suono, così quelle anime molestate dalla divina giustizia andavan gridando li loro guai, cioè li loro lamenti, 50. Qui vuol Dante specificare alcuna di quelle ombre per nome
acciò che meglio s’intenda la condizione di quelle, e ponlo sotto modo d’interrogazione, alla quale domanda risponde Virgilio, e dice che la primiera anima di quelle di chi si faccia inchiesta è Semiramis. Questa Semiramis fu mogliera di Nino re di Babilonia, la quale ebbe uno figliuolo molto bello del detto Nino ed ebbe nome Ninia. Morto lo detto re la detta Semiramis succedette in lo reame, perchè il ditto Ninia era di picciolo valore e quasi d’abito femmineo. Questa Semiramis vegendo la bellezza del suo figliuolo,siando incalzata da lussuria, giacque carnalmente con esso. Or quella cognoscendo suo vizio e la riprensione del mondo che ne seguìa, fece statuto e ordine, overo costituì legge, che ciascun e