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INFERNO. — Canto VI. Verso 33 a 51 165

     L’anime sì, ch’esser vorrebber sorde.
Noi passavam su per l’ombre che adona
     La greve pioggia, e ponevam le piante 35
     Sopra lor vanità che par persona.
Elle giacean per terra tutte quante;
     Ma una che a seder si levò, ratto
     Quando ci vide passar si davante,1
tu, che se’ per questo inferno tratto, 40
     Mi disse, riconoscimi, se sai:
     Tu fosti, prima ch’io disfatto, fatto.
Ed io a lei: L’angoscia che tu hai
     Forse ti tira fuor della mia mente.
     Sì che non par ch’io ti vedessi mai, 45
Ma dimmi chi tu se’, che in sì dolente
     Luogo se’ messa, ed a sì fatta pena,
     Che s’altra è maggio, nulla è sì spiacente.
Ed egli a me: La tua città, ch’è piena
     D’invidia sì, che già trabocca il sacco, 50
     Seco mi tenne in la vita serena.

  1. V. 37 e seg. due scrivo secondo il Cortonese assai felice, non ostante che illustri sian con la comune.




gugiare, di quel cibo che per Virgilio li fu gittate, facea tal rumore che intronava si quelle anime che vorrebbono essere state sorde.

V. 34. Qui tocca lo sito che aveano quelle anime: e dice che stavano tutte per terra a giacere, e questi conveniano passare loro per adesso, lo quel sito hae a significare che furono persone tutte sollecite al corporale e terreno, e non al celestiale e spirituale affetto. 38. Questi fu uno fiorentino, il quale ebbe nome Ciacco, lo quale fu molto corrotto in lo preditto vizio della gola, e fu al tempo di Dante e cognoscevalo in Firenze, e però dice quello Ciacco a Dante: tu mi dovresti ben cognoscere che tu fosti innanzi, a Firenze, nato e cresciuto ch’io fussi disfatto, cioè morto1.

43. Qui si scusa Dante rispondendo che noi cognosce perchè l’angoscia e la pena l’ha si alterato ch’elli è fuora della sua mente.

46. Qui soggiunge a sua risposta ch’elli vorrebbe sapere da lui toccando alcuna cosa della qualità della pena di quel luogo.

49. Qui dice Ciacco a lui che fu di quella città che è piena e va di sopra d’invidia, cioè di Firenze , e che ebbe nome Ciacco , e che è posto lie per lo vizio in che fue corrotto, cioè di gola, e che tutte quelle che sono in quello circolo a simile pena e per simile vizio stanno.

  1. Intanto ch’io dava alla Festa pel sesto centenario dalla nascita di Dante questo Commento il sig. Selmi stampava le Chiose anonime di che ho parlalo nella prefazione. A questo passo dichiarò non poter correggere quel che aveva: »Questi