Pagina:Commedia - Inferno (Lana).djvu/190

Da Wikisource.
186 INFERNO. — Canto VIII. Verso 76 a 89

Noi pur giugnemmo dentro all’alte fòsse,
     Che vallan quella terra sconsolata:
     Le mura mi parean che ferro fosse.
Non senza prima far grande aggirata,
     Venimmo in parte, dove il nocchier, forte, 80
     Uscite, ci gridò, qui è l’entrata.
Io vidi più di mille in sulle porte
     Dal ciel piovuti, che stizzosamente
     Dicean: Chi è costui, che senza morte
Va per lo regno della morta gente? 85
     E il savio mio Maestro fece segno
     Di voler lor parlar segretamente.
Allor chiusero un poco il gran disdegno,
     E disser: Vien tu solo, e quei sen vada.




V. 76. Segue suo poema mostrando come giunseno nelle fòsse, le quali circondavano la città, e dice che le mura li pareano fòsse, sicome è detto; altro non vuol dire se non ch’erano in più bassa regione.

82. Qui vuol mostrare ch’è di grande circuito lo compreso di quella cittade, alla quale si segue che molti saranno li abitanti d’essa. Dice seguitando che vennero in luogo dov’era lo porto di quel navilio il quale li portava1: e soggiunge poetizzando che ’l nocchiero non amorevilemente li parlò, ma gridando li disse: uscite fuori; questo è lo passo.

82. Qui mostra la sollecitudine ch’hanno li nemici di Dio in danno della umana spezie : e soggiunge che molti si maravigliavano, e insieme parlavano maravigliandosi, come Dante era vivo, manifestando nel testo la pietade della loro condizione sì insieme, come eziandio alle anime umane quando dice: stizzosamente.

86. Segue suo poema mostrando la somma provisione di Virgilio, il quale per la sua benignitade e benivolenzia, volle essere amezzadore2 tra Dante e ’l disdegno de’ demoni.

88. Qui mostra che la contenenza provisa acquieta e amorta la folle voglia: ma nel testo non vuol mostrar più temperanza di ciò ch’abbiano li demonii che solo a lui dènno parola ch’andasse, e contra Dante disseno che tornasse s’elli sapesse, però ch’era stato sì ardito. E soggiungeano a suo ditto ch’ello, cioè Virgilio, rimarrebbe lìe, e questo per merito ch’elli l’avea fatta compagnia e scòrtolo per tal cammino.

Circa la quale malivolenza e guerra ch’è tra lo demonio e lo mondo, è da considerare tre casi, in li quali lo demonio nuoce.

Lo primo è per forza: sicome quando ello fiere lo uomo in li corporali membri, come aviene molte volte per scontra di notte, o

  1. Il Cod. Riccard. ha dato al testo difettoso le voci: il quale li portava.
  2. Il Cod. L XC. 115, ha mezano. la qual voce è propria ma non singolare.