Pagina:Commedia - Inferno (Lana).djvu/207

Da Wikisource.

INFERNO. — Canto IX. Verso 53 a 67203

     Gridavan tutte riguardando in giuso:
     Mal non vengiammo in Teseo l’assalto.
Volgiti indietro; e tien lo viso chiuso; 35
     Che se il Gorgon si mostra, e tu il vedessi,
     Nulla sarebbe del tornar mai suso.
Così disse il Maestro; ed egli stessi
     Mi volse, e non si tenne alle mie mani,
     Che con le sue ancor non mi chiudessi. 60
O voi, che avete gl’intelletti sani,
     Mirate la dottrina che s’asconde
     Sotto il velame degli versi strani.
E già venia su per le torbid’onde
     Un fracasso d’un suon pien di spavanto, 65
     Per cui tremavan amendue le sponde;
Non altrimenti fatto che d’un vento




Pallas e commossa per tale oltraggio ad ira, si li fe’ divenire li suoi capilli serpenti, ed a dispetto di Nettuno li fe’ che qualunque la vedesse, diventasse pietra. In processo di tempo avenne che Perseo figliuolo di Juppiter e di Diana udito tal transmutazione, si mise in cuore di volerla vedere; e fèssi fare uno scudo di vetro e andò a questa Medusa; videla entro lo scudo. Questa per veder lui acciò che diventasse pietra, li andava atorno; e questi coprendosi quanto potea, e in fine non potendo più li tagliò con una spada la testa, e questa testa portò in sue contrade; la qual testa è appellata per li poeti Gorgon, perchè questa Medusa, anzi tal transmutazione, era appellata di Gorgona, e poi fu nell’inferno posta; lo qual Gorgon avea nell’inferno simile proprietà. Sichè dice che quelle furie gridavano: vegna Medusa, si ’l farem di smalto, cioè di pietra, dicendo l’una all’altra, giammai non ci vendicheremo dell’assalto che li fe’ Perseo1 se noi non faremo costui diventar pietra, quasi a dire: Medusa sarà vendicata se si trasmuta costui in pietra.

V. 55. Qui mostra Dante poetizando lo salutifero consiglio, pronto e maturo di Virgilio dicendo come sotto tali versi è sentenzia affettiva; quasi a dire che chi si lascia a tali vizii vincere si disumana e diventa insensibile pietra.

64. Qui incomincia a narrare lo impetuoso movimento con lo quale venia l’angel dal cielo ad aprirli la porta. E dice ch’era si grande che ambe le sponde, cioè le rive di quel circolo, tremavano; esemplificando che sicome li impetuosi venti che schiantan li albori in le selve e vanno polverosi nel lor capo, cioè che levano inanzi a sé ogni rusco e polvere, e spaventan li animali de’ boschi e le fiere, ed anche li pastori che sono con lo bestiame, così facea anzi sè quel messo.

  1. I Codici mss. e la Vindelina hanno Teseo.