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INFERNO. — Canto XIII. Verso 130 a 144 259


<poem>Presemi allor la mia scorta per mano, 130

    E menommi al cespuglio che piangea,
    Per le rotture sanguinenti, invano.

O Jacomo, dicea, da Sant’Andrea,

    Che t’è giovato di me fare schermo?
    Che colpa ho io della tua vita rea? 135

Quando il Maestro fu sovr’esso fermo,

    Disse: Chi fusti, che per tante punte
    Soffi con sangue doloroso sermo? 

E quegli a noi: anime che giunte

    Siete a veder lo strazio disonesto, 140
    Ch’ha le mie frondi sì da me disgiunte ,

Raccoglietele al piè del tristo cesto:

    Io fui della città che nel Batista

Mutò ’1 primo patrone: ond’ei per questo 1

  1. V. 144. Scrivo Patrone e non Padrone perchè non è Signore, ma Protettore; Witte volle prender Patrono che, sebbene oggi comune e nel Lana, stenterebbe a risarcirsi d’ autorità nelle origini; e adotto mutò e perch’è di tutti gli antichi ed è nel Lana, e perchè lo smettere l’ uno e prender 1’altro fu opera d’uno stesso soggetto; il cangiare o cambiare domanderebbe chi diede prendendo il reso.

V. 130. Dice come Virgilio lo menò apresso allo cespuglio, lo qual piangeva e lamentavasi perch’era così rotto e squarciato. 133. Queste parole erano dell’anima, ch’era nel cespuglio transmutata, la qual si lamentava del suo danno e nella innocenza ch’avea della vita rea del predetto Jacomo. 136. Qui segue suo poema narrando chi era, cioè l’anima del cespuglio. 142. Qui li pregava ch’elli raunasseno le frondi sparte, soggiungendo com’era fiorentino. E dicelo in tal latino. 143. Io fui della città. Qui recita sotto brevità come Firenze al tempo de’ suoi edificatori, ch’erano pagani, la edificonno sotto constellazione bellica, e guardonno in costruzione d’essa di fortificare quel pianeta che eecundo li giudizii d’astrologia hae a significare vittoria acquistata per battaglia, cioè Marte, e però dice l’istoria che ’l patrono di Fiorenza era in lo primo tempo Mars: e questo per allegorìa vuol dire l’autore che Firenze triunfava per battaglie , e non metteva altro mezzo nelli suoi affari che farla con le mani. Mutossi poi legge nell’umana gente che discese lo Figliuolo di Dio nella vergine; e cosi mutò patronatico la detta città, la quale tolse per suo patrono san Joanni Baptista. Or qui per allegorìa l’autor mostra la qualità dei fiorentini dopo il primo reggimento, cioè di poi in li non mettea ne’ suoi affari altro fare che a duello, e pone per locum a simili che sicome tra