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INFERNO. — Canto XVII. Verso 107 a 108 307

     Quando Fetonte abbandonò li freni ,
     Perchè il ciel, come pare ancor, si cosse:




me spesso fanno li giovani, vennero a parole ingiuriose insieme, sichè Epafo vogliendo dire ingiuria a Feton disse: tu ti credi esser figliuolo di Febo, ma nulla certezza n’hai; va via va, che non si sa di chi tu sei fìgliuolo. Feton, audito questo, commosso da ira e da disdegno andò a Climena sua madre e disse: madre, io vogdio insomma sapere di chi io son figliuolo. La madre li disse: come, ignori forse chi è tuo padre? Ello è Febo, il quale è grande e possente nel mondo. Costui disse: io lo voglio sapere, per esser certo, da lui; insegnami là dove io lo debba trovare. La madre vegiendo tal volere del fìgliuolo, li disse: a te bisogna andare in Oriente, là dove ogni mattina elli si leva e li lo troverai a quell’ora. Misesi Feton in via ed in processo di tempo fu in Oriente; fu dinanzi a suo padre, feceli riverenzia figliale, e poi li domandò ch’elli lo certificasse s’elli era suo figliuolo. Lo padre costretto d’amor l’abbracciò, e baciollo, e disseli ch’elli era suo figliuolo, e ch’elli succederebbe a tutta sua signoria, e se a lui alcuna grazia piacesse o vero dono, fosse di che condizione volesse, elli li promettea di farlo. Feton accettata tal promessa, sì li domandò ch’elli li lassasse menare per un die lo carro del sole da levante a ponente. Lo padre udita tal dimanda non ne fu allegro pensando lo risico e l’affanno, e la maestrìa che bisognava in tale officio; ma disse: figliuol mio, poich’io t’ho promesso io non potrei disdirtelo, tu hai a tenere cotale stilo; e maestrollo tutto com’elli dovea fare.

Montato Feton sul detto carro, e tenendo in mano le redene dei cavalli che ’l menavano, montò troppo ordinatamente suso fino ch’elio fuo dritto lo segno dello scorpio: quando fue lie, Feton vegendo quel segno si spaurì, abbandonò li freni dei cavalli. Li cavalli sentendosi non esser retti nè custoditi secondo lo modo usato, misensi a correre per diversa via e tutta quella parte del cielo, là dove portonno lo carro, arse, sicome appare in questa regione del cielo che è appellata Gallazia: infine cadde in terra ed arse tutte le parti orientali, e corsene fine in Italia. Li Dei abiendo pietà di Feton, perchè non ardesse, lo conversono in Eridano che è un fiume che è appellato Po, il quale passa da Ferrara.

Or vuole l’autore esemplificare la sua prima paura, faciendo comparazione a quella ch’ebbe Feton quando cadde giuso di cielo in terra.

L’allegorìa della presente favola si dee intendere in questo modo: Febo si è lo Sole interpretato, Climena fu la dea dell’acqua, e fu ninfa secondo recitazione poetica; or Febo giacque con limena, e nascenne Feton. Altro non è a dire se non che la complessione del sole adovrada sovra l’umido agenera una terza cosa, come sono li frutti. Or è così nelli frutti ch’elli nascono, poi si maturano, poi cadono, e putrefannosi e torneno nelli suoi primi