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328 INFERNO. — Canto XIX. Verso 19 a 31

L’un delli quali, ancor non è molt’anni,
     Rupp’io per un che dentro vi annegava: 20
     E questo fia suggel ch’ogni uomo sganni.
Fuor della bocca a ciascun soperchiava
     D’un peccator li piedi, e delle gambe
     Infino al grosso, e l’altro dentro stava.
Le piante erano a tutti accese intrambe; 25
     Perchè sì forte guizzavan le giunte,
     Che spezzate averian ritorte e strambe.
Qual suole il fiammeggiar delle cose unte
     Muoversi pur su per l’estrema buccia;
     Tal era lì da’calcagni alle punte. 30
Chi è colui, Maestro, che si cruccia,




grossezza sono foramini, nelli quali s’entra per di sopra; ed in quelli entra lo prete battezzatore e stavvi entro fino la corregia, sì ch’elli è sicuro da ogni calca e spingimento, e qui entro entra al tempo della grande moltitudine a battezzare.

Or dice Dante che quelli fori, là dove elli erano piantati li simoniaci, erano così grandi come quelli del battistero di san Joanni di Firenze.

V. 19. Dice l’autore che ruppe uno di quelli forami per uno fanciullo che annegava dentro allo battesimo; e questo dice elli quasi a palesare che fu fiorentino, acciò che da altra gente non fosse per astuzia alcuna tanto audace nè presuntuoso che si intitolasse la presente Comedia. E però dice: questo fie ’l suggello dell’autore che fe’ quest’opera il qual disganni quelli che avesseno altra opinione.

22. Poich’ha esemplificato l’essere de’forami, dice che fuora della bocca di ciascun foro eran le gambe e piedi di un peccatore, el superchio del peccatore era dentro dal ditto buco.

25. Cioè che la fiamma li esciva dalle piante de’ piedi, e faceali molto guizzare, cioè squassare.

27. Ritorte. Sono corde di canapa.

Ivi. Strambe. Sono corde fatte di giunchi attrecciate; fannosi in Barbarla, e viene ligati con esse li boldroni e ’l coiame minuto di quelle parti.

28. Qui esemplifica la fiamma delle lor piante de’piedi, e dice che è simile alla fiamma accesa delle cose unte di grasso, overo d’olio, la quale è molto azzurra e per l’abbondanzia della grassezza arde pure in superficie, tuttavolta fuggendo la fiamma e raccendendosi di subito. E questo aviene perchè la grassa rarefatta per lo calore del fuoco genera vento, il quale combatte e scaccia la fiamma del fuoco, si come dice lo Filosofo in la Meteora della ascensione del solfore e le simili accensioni di pinguedine, overo grassezze.

31. Or vuole l’autore fare d’alcuni della detta colpa menzione, e tolle cagione dal suo particolar movimento, overo estorquimento, e però dice: Guizzando più etc.