Pagina:Commedia - Inferno (Lana).djvu/349

Da Wikisource.

INFERNO. — Canto XX. Verso 41 a 51 345

     Quando di maschio femmina divenne,
     Cangiandosi le membra tutte quante;
E prima poi ribatter le conveune
     Li duo serpenti avvolti con la verga,
     Che riavesse le maschili penne. 45
Aronta è quel che al ventre gli s’atterga , *
     Che nei monti di Luni, dove ronca
     Lo Carrarese che di sotto alberga,
Ebbe tra i bianchi marmi la spelonca *
     Per sua dimora; onde a guardar le stelle 50
     E il mar non eli era la veduta tronca.




alli Dei, e fulli detto: se tu torni in quel luogo dove tu battesti le serpi, tu ti troverai, in simile atto; ancora li tocca colla vergella e dispartili; tu tornerai in lo primo stato, cioè tu tornerai maschio. Costei stata sette anni in tale stato, tornò al bosco, vide li serpenti avvolti, feriti con la vergella, e partìli da uno, e fu tornato maschio. Or si rimanè Tiresia uno uomo tebano si come li altri, ed era prima.

In processo di tempo fu quistione tra Iuppiter e Iunone sua mioglieri, li quali erano Dei secondo li fingimenti poetici; la qual quistione era che Iuppiter dicea che le femine in lo coito riceveano più delettazione che li uomini, e Iunone tenea la opposita parte disputata tra essi; e per eguai argomenti elli si commiseno giudice arbitro, e tolseno lo ditto Tiresia per giudice, in per quello ch’elli avea provata l’una vita e l’altra. Furono costoro con costui, e posenoli la quistione con quelle argomentazioni e prove che parve alle parti.

Fue giudicato e data la sentenzia per lo ditto giudice contra Giunone, cioè che le femene receveano maggior delettazione. Irata Iuno privò lo ditto Tiresia della luce dclli occhi. Di Tiresia cosi accecato venne pietà a Iuppiter, e si lo fe’ augurio.

Or stette poi molto tempo in Tebe e fu augurio; morto lui andò in quella bolgia , dove lo trova l’autore travolto come gli altri auguri.

V . 46. Questo fu uno grande augurio nel tempo delle battaglie di Cesare e di Pompeio , sicome tratta Lucano in lo secondo libro; e inanzi che battaglie fosse tra essi fu dimandato se verrebbeno a battaglia insieme. Costui tolse uno vitello e apropriò la parte destra a Cesar, la sinistra a Pompeio; poi l’aperse nel ventre, e trovò tutti li interiori dal lato sinistro putredi, verdi e puzzolenti, dal lato destro l’opposito. Per la qual visione elli predisse tutte le loro convenienzie. Abitava in Lunigiana in Toscana nel vescovado di Luni su quelle montagne, ove si cavino li marmi bianchi, e lassù facea sua stanzia per vedere 1’ascensione delle stelle alla marina, e movimenti e versi delli uccelli, acciò che per nessuna cosa non li potesse essere sua vista tronca: è appellato proprio quel luogo della montagna dove elli abitava, Carrara.