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380 INFERNO. — Canto XXIII. Verso 61 a 63

Egli avean cappe con cappucci bassi
Dinanzi agli occhi, fatte della taglia1
Che in Cologna per li monaci fassi.2


  1. V. 62. Il Cod. Ricc, col fatti afforzerebbe il Witte che sel tenne: ma io penso che quel dorate che segue non lasci sviamento per cappucci, e si accordi con cappe.
  2. V. 63. Il Witte volle scrivere Clugni; ma nessuno vide questa mutazione fra Cod. illustri. Il teslo della Vind. ha Cologni, e può aver perduto l'a, ma il Commento ha Cologna; il Cod R., e chi lo segue han Cologna nel testo e Cologna nel Commento. L’Ottimo ha Cologna, e solo due antichissime stampe di Fuligno e Napoli a della di Rosini han Coligni, che non ha riscontro. Il Cassin. Colognin, ma lo n sarà stata un’a. 11 Comm. del Laur. XL, 7, Landino ed il Bull nominan chiaro in Alemagna, come la Vindelina e il R, e tutti sanno che Clugnì è in Francia. Restituisco Cologna.La lezione del verso di Witte non cammina se non si tralascia d’elidere Che in; altra ragione per citarlo a respingere quel Clugnì anche perchè il Lana per spiegarsi più chiaro finisce col colognesi monaci. I quattro fiorentini con tutti i loro C finirono per dare il più duro verso che farsi potesse, ma io lo ripudio, e sto colla Vind., col R. e con chi lo segue, compreso il Cassin. e collo stesso Witte,
    quando sia corretto del nome della città.




V. 61. Poich’ha detto in comune la pena che hanno, qui distingue lo modo d’essa; e dice che hanno cappe, le quali li pesano, come appar nel testo. Ed aveano queste cappe con cappucci grandi tutto a simile di monaci di Cologna, e portavan li detti cappucci molto innanzi quasi infine sugli occhi.

Circa la quale similitudine è da sapere che elli è uno ordine di monaci li quali hanno lo Capo in Cologna che è in Alemagna ed è molto ricchissima e nobilissima badìa quella; il quale abbate già più tempo sentendosi esser signor di tanto ordine ed avere, cresce per arroganzia in tanta audacia che elli andò ricchissimamente a corte di messer lo papa, e a lui domandò, facendoli notevile lo suo essere, che li piacesse di darli parola ed eziandìo fare scrivere in canone, che l’abbate del detto luogo potesse avere la cappa di scarlatto e ’l cappuccio; ancora, che le manubrette delle sue cinture fosseno d’argento sovra dorate.

Udito lo papa così inonesta domanda, procedette verso lui che elli e li suoi frati non potesseno avere cappe se non nere e di panno non follato, e avesseno quelle cappe dinanzi e di drieto tanto lunghe, ch’elli menasseno coda per derisione di loro: ancora che li cappucci delle predette cappe fosseno sì grandi ch’elle tenesseno una misura di formento, che è tanto quanto è uno staro1; e per quell’arroganzia del detto abbate, che volea alle sue cinture guarnimento d’argento e d’oro che non potesse avere nè elli nè li suoi frati, overo monaci, altro guarnimento ad esse se non di legno. E a quel tempo in qua hanno quelli monaci e ’l suo abbate tenuto e usato tale abito.

  1. Nota bene ciò che è nei Codici: R. formento che può essere quanto uno staro bolognese : — M formento che è di presso di staia tre.