Pagina:Commedia - Inferno (Lana).djvu/426

Da Wikisource.

422 INFERNO. — Canto XXVI. Verso 86 a 94

     Cominciò a crollarsi mormorando,
     Pur come quella cui vento affatica.
Indi la cima qua e là menando,
Come fosse la lingua che parlasse,
     Gittò voce di fuori, e disse: Quando 90
     Mi diparti’ da Circe, che sottrasse
Me più d’un anno là presso a Gaeta,
     Prima che sì Enea la nominasse;
     Nè dolcezza di figlio, nè la pieta




insieme in uno fuoco vero, e che troppo più era sottile Ulisse, e però la sua fiamma era più alta e maggiore. E dice poetando che simile fece quella fiamma di quelle che sono piegate per vento, le quali non stanno in quiete, che la natura le tragge ad andar suso, e per violenza lo vento le piega: impossibile è che 'l vento continui tal violenza, sichè interpollate ella è scossa.

V. 91. Questa Circe fu incantatrice e femina di fatture, la quale stava in Puglia circa le contrade di Gaeta: usava costei una bevanda, la quale ella dava alle persone che le piaceva che passasseno quelle contrade, ed era di tale effetto che chiunque ne beveva, diventava insensato, e perdea ogni intelletto e ragione, sichè quasi divenia come bestia. E però quelli poeti che di lei parlavano, per allegoria dicevano ch’ella facea divenire d’uomo bestia. Or avenne che partiti Ulisse con Diomedes, e non con molti compagni da Eneas per vedere del mondo, ed elli arrivonno in le parti di Gaeta, questa Circe l'ebbe saputo, feceli invitare al suo albergo, e questi lì andarono. La sera questa ebbe apparecchiata questa bevanda e a tutti ne die, salvo che Ulixes dubitò e nulla ne assunse. La mattina tutti li compagni erano insensati, e solo elli era nel pristino stato. La detta Circe prese quel diletto di Ulixes che le piacque, e tennelo circa uno anno. Infine Ulixes avendo proposto di partirsi al postutto o solo o accompagnato, disselo a Circe; molto se ne mostrò aggravata, ma vedendo pure sua volontà, diede un'altra bevanda alla brigata, ed elli furono restituiti in lo suo primiero stato e senno, e montonno in nave, o andonno come di sotto apparirà.

93. Cioè che quella abitazione, dove stava Circe era pure un borgo, ma avenne che vi mori una bellissima donna e amica di Eneas, per la quale a memorazion d’essa, elli fece poner lìe una città, appellarla lo nome della donna, ch’era Gaeta: sichè quella detenzione di Ulixes fu innanzi che quella città fosse appellata Gaeta.

94. Or dice Ulixes ch’avea figliuolo, padre e mogliere in Grecia, che nè la dolcezza di vedere lo figliuolo, lo quale li scrivea tutto 'l die lettere, nè pietà di soccorrere lo padre della senectute, che simile lo pregava in scriptis che tornasse a lui, nè quello debito amore, il quale si dee avere alla mogliere copulata per matrimonio, ch’era di lui Penelope, e la quale li scriveva, come recita