Pagina:Commedia - Inferno (Lana).djvu/468

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XXX.


Poscia c’ha trattato nel precedente capitolo de’ falsificatori delle monete, in lo presente intende trattare di quelli c’hanno, per fraudare alcuno, falsificato il suo aspetto e la sua apparenzia in propria persona, li quali elli punisce simile in la predetta decima bolgia a simile pena con li sopradetti; e perchè meglio s’intenda ogni diversità di fraude in falsare, e per ampliare sua materia sì li vuole l’autore dare proprio capitolo. E però da che s’hae per lo precedente la intenzione del capitolo, solo attenderemo alla esposizione del testo, dichiarando alcune istorie, che l’autore tocca in esso per esemplo e a intelligenzia.

Per esemplo adotto è nel presente capitolo due favole poetiche, nelle quali, acciò che ’l processo della esposizione non passasse troppo chiuso, è da scrivere le sue allegorìe.

La prima di Juppiter, di Junone, di Semele e di Bacco; onde è da saper che Juppiter significa la vertude attiva, e però nelli elementi hae a significare lo fuoco; Junone hae a significare l’aire, e però quando insieme si congiungeno fulminano, imperquello che l’umido dell’aire s’apprende e diventa fuoco; Semele ha a significare terra e acqua mista, e però quando si congiunge con Juppiter genera Bacco, cioè vino, imperquello che l’umido nella terra composto, se riceve influenzia dal calore, genera frutta.

Sichè altro non hae a significare la detta favola, se non che fittivamente li poeti sotto cotale velame trattavano della natura e della generazione delle cose nel mondo.

La seconda favola è quella di Mirra, per la quale s’intende una generazione d’albori, li quali adamano molto il sole e senza esso non attichisceno nè vanno a compimento; e però di tale spezia d’arbori non si trova se non in oriente, dove per lo calore del sole e abondanzia di sua influenzia si crescono in tale regione, adduceno frutto, lagrime e gomma, le quali nella favola hanno a denotare il pianto di Mirra quando fu dal padre cacciata.

E così esemplificativamente quando li poeti voleano trattare di natura, fingeano sotto palliazione di uomini e di femine, e converso quando voleano dire d’alcuno uomo o femina, o vizio o virtude, lo faceano trasmutare in quella spezia di che tale più atto era, overo più s’assimigliava; li quali modi di trattar sotto allegoria di natura sono reprovati in libri della Fisica d’Aristotile, in per quello che la scienzia naturale intende de veris et necessariis, e non puire de apparentibus. E queste sermoni poetici sono pure apparenti e fittivi.