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466 INFERNO. — Canto XXX. Verso 16 a 18

Ecuba trista misera e cattiva,
     Poscia che vide Polisena morta,
     E del suo Polidoro in su la riva




delli Dèi, non te ne verrà meno; giurato ch’elli te lo avesse, dirai poi: io voglio che tu giaci meco tutto al modo che tu fai con Junone; elli lo farà e sentirai estrema dolcezza. Or questo fece Junon perchè sapeva: s’ello congiunge così con Semele, com’elli fa meco, elli la fulminerà, si ch’ella, che non è dea come sono io, morrà e sarò vendicata. Seguendo alla novella, Juppiter venne da Semele per stare con essa al modo usato; Semele si trasse indrieto lamentandosi che era mal cambiata del bene e del piacere ch’avea averso lui, e che per nullo modo, s’elli non giurasse di farle una grazia, ch’ella li domanderebbe, ella non volea aver a fare con lui alcuna cosa. Juppiter incitato dallo amore lussurioso disse e giurò di far ciò che ella domandasse; questa disse: io voglio che tu stii a quel modo meco, che tu fai con Junone tua moglie. Udito questo Juppiter fu molto dolente, ma da che era promesso, convennela fulminare si ch’ella mori. Morta costei elli la fe’ fendere per lo corpo; imperò ch’ella era gravida di lui, e fenne trarre una creatura, la quale ebbe nome Bacco, e fu dio del vino secondo li poeti; la qual creatura elli die a notricare ad Ino sorella della detta Semele e mogliere di Atamante. Ancora fu sdegnata Juno di Ino e di Atamante, che nudrivano Bacco e per loro avea odio a tutti quelli di Tebe; pensò di distruggere Ino e lo marito e due suoi figliuoli ch’elli avevano; a Bacco non potea ella dire nulla imperquello che ciò che stanziava uno Dio, l’altro non potea absolvere secondo le istorie poetiche. Sichè discese Juno allo inferno e trovò Tesifone furia, e sedussela tanto ch’ella fece Atamante furioso e insano. Or andando un die in pazzia Atamante, e Ino sua moglie con due suoi figliuoli, ciò erano Learco e Melicerta, uscì fuori della terra, Atamante parveli che Ino fosse una leonessa, e li due suoi figliuoli fosseno leoncelli, e tendette sue reti, e prese Learco, e con tutta rete lo fe’ percuotere al sasso e morì; Ino veduta fare tale diporto del figliuolo scampò al mare con Melicerta, e per paura si gittò in esso e annegonno. Essendo annegati andò Venus a domandar grazia a Nettuno dio del mare per questi, e fe’ far Ino e ’l figliuolo Dei del mare; fu poi chiamata Ino Leucotone, e ’l figliuolo Polemona.

Sichè per la sopradetta istoria appare come Atamante venne tanto insano e furioso, che non cognoscè li propri figliuoli, e felli morir com’è detto; e però dice: Atamante divenne, come nel testo appare.

V. 13. Qui intende adurre un’altra istoria, di Ecuba reina di Troia; la quale come apparirà, divenne insana e furiosa tanto, che andava abbaiando come cane. Al tempo che li Greci assedionno Troia lo re di Troia avea uno figliuolo picciolo, ch’avea nome Polidoro, il quale elli molto amava; pensossi che per lo detto esercito de’ greci