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INFERNO. — Canto XXX. Verso 106 a 132} |
Dicendo a lui: Aucor che mi sia tolto
Lo muover, per le membra che son gravi,
Ho io il braccio a tal mestier disciolto.
Ond’ei rispose: Quando tu andavi
Al fuoco, non l’avei tu così presto; 110
Ma sì e più l’avel quando coniavi.
E l’idropico: Tu di’ ver di quiesto;
Ma tu non fosti sì ver testimonio,
Là ’ve del ver fosti a Troia richiesto.
S’io dissi falso, e tu falsasti il conio, 115
Disse Sinone, e son qui per un fallo,
E tu per più che alcun altro dimonio.
Ricorditi, spergiuro, del cavallo.
Rispose quei ch’aveva enfiata l’epa;
E sieti reo, che tutto il mondo sallo. 120
A te sia reo la sete onde ti crepa,1
Disse il Greco, la lingua, e l’acqua marcia .
Che il ventre innanzi agli occhi sì t’assiepa.
Allora il monetier: Così si squarcia
La bocca tua per dir mal come suole;2125
Che s’i’ ho sete, ed umor mi rinfarcia,
Tu hai l’arsura, e il capo che ti duole,
E per leccar lo specchio di Narcisso,
Non vorresti a invitar molte parole.
Ad ascoltarli er’io del tutto fisso, 130
Quando il Maestro mi disse: Or pur mira,
Che per poco è che teco non mi risso.
- ↑ V. 121. La comune rende rea addiettivo supposto che tal sia l'aniecedente reo; ma ivi è sostantivo come quivi; e il Torelli bene pensò a darlo tale. I cod. perugini B. 23 e D. 58 e il Cortoncse hanno anch’essi reo.
- ↑ V. 125. Il Witte scelse per suo mal come senza por mento che le parole sono rivolte alla persona e non alla bocca; i due Cod. interi dell’Univeisilà bolognese hanno come il Berlinese per tuo mal dir come; e sarebbe assai meno difettoso, ma io resto col ragionevole in mio criterio.
V. 128. Narciso fu figliuolo di Cefesi e di Liriope, e fu uno bellissimo giovane. Andando un die in caccia, ed essendo stanco, sovragiunse ad una fontana per bere, e specchiandosi entro, si vide tanto bello, che vi stette tanto senza mangiare, che vi mori. Sichè specchio di Narciso è fontana d’acqua chiara.
130. Mostra come la blandizia umana in cotali affari sia attesa e sollicita.
131. Qui mostra come per la provedenza umana si corregge tal vizio, ponendo per allegoria avere la reprensione da Virgilio, come appare nel testo.