Pagina:Commedia - Inferno (Lana).djvu/481

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INFERNO. — Canto XXXI. Verso 16 a 39 477

Dopo la dolorosa rotta, quando
     Carlo Magno perde la santa gesta,
     Non sonò sì terribilmente Orlando.1
Poco portai in là volta la testa,
     Che mi parve veder molte alte torri; 20
     Ond’io: Maestro, di’, che terra è questa?
Ed egli a me: Però che tu trascorri
     Per le tenebre troppo dalla lungi,
     Avvien che poi nel ’maginare aborri.
Tu vedrai ben, se tu là ti congiungi, 25
     Quanto il senso s’inganna di lontano :
     Però alquanto più te stesso pungi.
Poi caramente mi prese per mano,
     E disse: Pria che noi siam più avanti,
     Acciocché il fatto men ti paia strano, 30
Sappi che non son torri, ma giganti,
     E son nel pozzo intorno dalla ripa
     Dall’umbilico in giuso tutti quanti.
Come, quando la nebbia si dissipa.
     Lo sguardo a poco a poco raffigura 35
     Ciò che cela il vapor che l’aere stipa:
Così forando l’aura grossa e scura,
     Più e più appressando in ver la sponda,
     Fuggiemi errore, e crescèmi paura.2


  1. V. 18. Il Cod. BS. ha: Sì terribilemenle non sonò Rolando; verso di molta terribilità.
  2. V. 39. Accetto quello preso dal Witte, perchè l’ho dalla Vind. e dal R. coi Cod. che li seguono. La Nidobeatina e il Cassinese scariarono anch’essi il giungeree presero bene il crescere, come il Laur. XL, 7 i tre parmigiani, i tre perugini, i tre dell’Archig. bolognese, i BU. , BF. , e il Landiano. 11 Cort, ha crebbeno.





per lo riscaldamento del combattere, sonò sì forte un suo corno ch’elli scoppiò per lo ventre, e morì.

V. 17. Imperquello ch’elli combattenno per la fede e colli saracini.

19. Poetando dice che pareano da lungi quelli giganti torri, e così credette elli infino che non fue fatto accorto da Virgilio, sì come appar nel testo.

28. Qui disse Virgilio a Dante come sono giganti, e non torri, e che sono sotto terra dall’ombelico in giuso, cioè entro lo pozzo infornale, sichè imagina l’autore che attorno la volta del pozzo questi giganti stanno, e non pare disopra della ditta volta di loro se non dall’ombelico in suso.

34. Cioè avvicinandosi ad essi, dicernea che non erano torri, e raffiguravali ch’erano giganti, e però dice: Fuggémi errore, cioè che si certificava che non erano torri.

39. Cioè dicernendo così smisurati animali.