Pagina:Commedia - Inferno (Tommaseo).djvu/225

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CANTO IX. 99 all'abisso, non sono bellezze; ma quand' anco difetti fossero , li com- pensa la bellezza morale dell'afTetto con cui Virgrilìo rassicura il Poeta temente, e 'iella schiettezza con che questi confessa il proprio timore, chiamandolo addirittura viltà I vili non sono cosi modesti. E la paura In Dante dell'essere abbandonato è più bella che la spavalderia d' Enea a avventarsi col ferro per trafìggere le Ombre L'avvertimento del porre mente alla dottrina nascosta sotto il velo de' versi , credo io che princi- palmente riguardi il rivolgere gli oc- chi dal teschio di Medusa, e il chiu- derglieli che fa Virgilio con le mani proprie, mosso da materna sollecitu- dine; per insegnarci che l'affisarsi nel male non giova a prenderne or- rore, ma che dalle cose abiette e vili bisogna saper rifuggire. Altre bel- lezze morali sono ì rimproveri del- l' Angelo a chi cozza contro la prov- vida necessità delle cose per Impe- dire ad altri il cammino del bene; e la fatica che prova esso Anselo non del correre leggero sulle acque, ma del rimovere da sé l'aria grossa del pantano (giacché alle anime elette, più ch'altro, pesa il dover vivere in più bassa regione di quella a cui sì sentono destinate); e quindi il rivol- gersi ch'egli fa, senza dire parola ai Poeti , come da più alta cura oc- cupato. Le Furie, il vento, i sepol- cri, le voci ch'escono di sotterra, e le fiamme, e la memoria de' monu- menti sepolcrali della Provenza e dell' Istria, sono poesia che fa que- sto canto forse più originale del quinto.