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CANTO XV. 165 27. — Se fosse pieno tutto il mio dimando (Risposi io lui), voi non sareste ancora Dell'umana natura posto in bando. 28. Che 'n la mente m'è fitta, ed or m'accuora, La cara buona imagine paterna Di voi, quando nel mondo ad ora ad ora 29. M'insegnavate come l'uora s'eterna. E quant'io Tabbo in grado, mentr'io vivo, Convien che nella mia lingua si scerna. 30. Ciò che narrate di mio corso, scrivo; E serbolo a chiosar con altro testo A Donna che '1 saprà, se a lei arrivo. ol. Tanto vogl'io che vi sia manifesto; Pur che mia coscienzia non mi garra: Ch'alia Fortuna, come vuol, son presto. 3'2. Non è nuova agii orecchi miei tale arra. Però giri Fortuna la sua ruota Come le piace, e 1 villan la sua marra. — sìa princìpio V.he ha la sua verità. Nel convivio Firenze belliisima e fi- mosUsima lÌQlia r.i Roma. Vili. (IV, 6). 1 Fiorenliin son oggi stralli di due popoli con di' ersi ai codiami e ni- tu'-a, e sempie stuii ■ne"'ici per an- tico, siccoif'P- era il popolo romano e quello de' Fi-^wlani l Roiiicini nel Convivio xtrii'uenii di'Di». 27. (Lì Pteno .- esdUduo. — Lui: a lui. — B mio : mono. (F) Pieno K<al. CU, o : Revlet., desideriurti. — Natura. Som. : E pro- prio deW umana natura. V anima essere unita al corpo — B mdo Ri- p:uarfla la morte come un bando , li bando rome una morte. 28. (L) Ad: sovente. (SD Fdla.. ,En., IV: Haerent infili pectore cuftu'i Verbaque. Gres., Ep. , XLl ; Vultui lui imayinem in- tra cordia viicera imprcx«aw porlo. — Imagine JRa , IX : M^ntem pa- triw strinxit pietatis imago. - Il : Subiit cari geniloris imago. — Ac- cuora, vedendola si deturpala. N<^1 XXI [[ del Purgatorio, a Forese : La faccia tua, ch'io lagrimai già morta. Mi dà di pianger mo non minor vo- glia. . . veggendola sì torta. '29. (L) Eterna: per l' Ingegno. — Abbo : lìo. —MenU-e: fincliè. — Li?t- gìia: parole, — Scema: conosca. 30 (L) Cor<o: vita. — Serico: in mtMite. — fedo: la minarla di fa- rinata. — Donni: da B'^atrice. (SL) Stprà lnf„ X. Ddlei sa' prai di Itili Olla il viaggio. (F) Corw. Tim II: IV, 7: C'ir^um con U'uavi. Ma. , iV : Fiat et, quem deterat cursum lortun'i, peregi. — Scrivo Inf. , Il : i' ente che scrice^ti ciò eh' io vidi. — Chio- sar. Krase troppo scolastica, ma Dante ne ha spesso. 31. (L) Tanto: questo. — Garra : rii^renda. — Presto: preparato. 3:2 (L) Non: l'intese da Farinata. — Arra: La predizione è caparra del futuro — Fortuna..: lei ri- spettò i villani da Fiesole non curo. (SL) Nuova. iEi. , VI : Non lilla laborum . nova mi faciet ino- pinate surgit ' O'nnia praecepi, at- que animo mccum aule peregi. (F) Fortuna. Dà Virf^ilio si es- sere providf^nti e immutabdi gli or- dini di lei. iCn., VI : Tu ne cede nta- lis ; sei cantra audeniior' ilo , Quo tua te fortuna sinet (Inf., VII). Di- rei che il motto del villano non sia da recare alla Fortuna, ma quasi a