Pagina:Commedia - Inferno (Tommaseo).djvu/356

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220 INFERNO 35. r userei parole ancor più gravi: Che la vostra avarizia il mondo attrista Calcando i buoni e sollevando i pravi. 36. Di voi, Pastor', s'accorse il Vangelista Quando colei che siede sovra l'acque, Puttaneggiar co' regi a lui fu vista; 37. Quella che con le sette teste nacque, E dalle diece corna ebbe argomento, Fin che virtute al suo marito piacque. 38. Fatto v'avete dio d'oro e d'argento. E che altro è da voi all'idolatre, Se non, ch'egli uno, e voi ne orate cento? (F) Reoeì^enzia Som. : La ri- corna ; e la doana era vestita di verenza <eUe co^e che appariennono pò poraj, colore di cocco e dorata al callo • L* noerenzt pin-qe cui lo ed onore a' ^itpe>iori. - Lt riie- renza tig>uirda airelt i/enie la ai- gnilà della pei sona e però secondo abondnazioni 'tellilerra .Poi dime d'oro. ■ E in fi onte acev i scrilLo un nome aiuéi.rero: B ibilonit li gr in- di-^ midre aeUe tornicnzioni e delle la nari* ragione della digniià h* spfcie laiie. 35 iSL) Uberei. iEn., I: His voci bus ma est. Suoi. : Utaiur con'-enien- tibus verbm (F) Attrista. Prov. , XV, 27; Conturb'i ci^a sua chi •ieguilaVaoa- rizia — C'ilcfindo Boni : Pe oer4 reàdent cel<o Moiei so/io. sunctaque calc'iat Injadà dee coita nocemei. Nel Convivio e si lamenta . L•n^^ t)Hr a " e : L'acque che tu vedesH, dove la meretrice mede, sono i popoli e le genU eie 'i«9iue{<'hH scorrofi cofn'a;- quH) —PatiAneggiar Ez^ctì. , XVI, 25 : A ogni cipo di vit e tifici ti un segno ài prò Illazione. G Vili. : £ co<ì putt m'uggì lOi e disòimulaoa il D iC'i C(/ citl'iaini. 37 (L) Argomento: modo di gover- nare. — A' : 111 pi. (F) Quella lì Poeta fa tutt' un amore d<^ile ri<^,chez«e i bunni siano corpo e della gran mi^retrice e della in dispetto tenuti, e li maloagi ono raH ed eialtati 36. (L) Accorse: vi scorse e giudi- cò profer.arido — A : da. (SD [Pidor. Apoc. . XVII, 1, 2, 3 Petr. , jera , edit. Bis.. 455i. Kpist. sinn Inalo; Epist. XVI, palli- na 729 ] — S'accorse. Inf.. XV. Non gran bt^siii; e il Bjssuet noia ctie l due simboli slsinifìomo una cosa. Ma gì' inierpeti tìjrurano nel'a bastia il uftC'iaio — Sette teste. Apoc. , XVII. Dice Pietro : Le sulle tede i doni dello Spirito Smto e le dieci corna i con ndamenti molaici — Corna. Din , VII. «0.2i: De comibus decem. puoi fallire a gloriout porto. Se ben qu'ie habebal in capite... Curnua de- m'accorsi. A. Viig. Ma., II: Vtsa ce a... dece^n reQe> erunt mihi. 38 (Li E: corre. — Uno idolo. — (F) Vangelista Apoc, XVII, < : Cento : le monete. Venne un de' sette Angeli che aoeoa- (SLi Idolatre. Profete per pro- no le net'e coppe, e parlò a me di- feta, ne' Giadi di san Girolamo. cenao : Vieni lo H mostrerò la dan- (F) Dio Os , Vili, 4: Il loro nazione aella gran meretrice che siede argento e l'oro, sene fecero idoli, sull'acque mòlle, con li qU'Ale for- Ad Eiih , V, 5: Avarizia è servitù nicarono i re dclli terra , e s' me- aegl' idoli S Tom.: Si "Oniac?i«, of- briarono coloro eh' nbit'ino li terra fe>ens au-u>n idolo anaritiae. Fs. del oino della /no diluzione sua E CXllI, 4: I simulacri delle genti ar- mi rapì , in ispirilo , nel oeserto E genio, e oro. — Cento? \lano, citato vidi una donni sedente sopranni dili'Onimo: L'aoirizia è quella per bestia di rosso colore^ piena di nomi la quale la pecunia è adorata neh di bestemmia, avente sette capi e dieci V anima de"* mortaU,