Pagina:Commedia - Inferno (Tommaseo).djvu/405

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CANTO XXIII. 269 cati che hanno pulita apparenza^ e dentro sono ripieni di tutta im- mondezza.... Badatevi da' falsi profeti che vengono in vestimenti di pecore, e dentro son lupi rapaci (1). E forse Dante avrà avuto In mira r etimologia falsa della voce ipocrisia da orOj sebbene da Isidoro sia data l'origine vera (2). L' ipocrisia j nota Tommaso, s' oppone per contrario alla verità, per la quale uomo tal si mostra qual è (3), E Gregorio: Il simulatore al- tro dimostra e altro fa: castitcì finge e segue lascivia; ostenta povertà e riempie la borsa (4). La Somma: Ipocrita non assume le opere della virtù come chi intende a quella per lei proprio j ma le assume a modo di strumento j siccome segni d'essa virtù (5). E Gregorio: Gl'ipocriti sotto pretesto di Dio servono alle intenzioni del secolo: perchè pur con le cose sante che dimostrano d^ operare non cercano la conversione degli uomini j ma V aura de' favori (6). Matteo: Tutte loro opere fanno per essere visti dagli uomini (7). Gregorio (8): Non considerano quel che operano; ma come, operando, possano agli nomini piacere. La Somma: Fine dell'ipocrisia è il lucro e la vanagloria. Acciocché, dice l'Anonimo, la fatica del peso sia loro continua, sem- pre stanno in movimento: e il gravare del peso sovr' essi rappresenta in imagine la sentenza della Glossa: simulata equità non è equità, ma peccato doppio. Ipocriti camminano sopra ipocriti e li calpestano: posuisti ut terram corpus tuum, et quasi viam transeuntibus i9). In questa bolgia il Poeta non rammenta che i nemici di Cristo e i nemici di Firenze ipocriti religiosi insieme e politici. E da questa passa alla bolgia de' ladri, come per accennare che l'ipocrita sta tra il barattiere ed il ladro, e simulando si ruba la lode degli uomini. AI passo d: Giobbe: Qure est spes hypocritcB si avare rapiat (10), la Glossa soggiunge che costui rapisce le lodi dell' altrui buona vita: ma. Dante poteva dargli senso ancora più ampio, pensando che ipocrisia e avarizia si collegano sovente insieme, e che avari erano i Farisei, e che i due frali Godenti aizzarono ì cittadini a rapina. Nel presente Canto abbiamo le similitudini de' frati minori che vanno per via, della rana e del topo, del cane e della lepre, dello specchio, della madre, del mulino, de' frati di Cologna, delle cappe di Federico, de' pesi delle bilancie. La più lunga é quella della madre ed é la più alTeltuosa. Questa fiera anima nelle scene d'affetto più vogliosamente si posa. (1) Matth., XXIII, 27; VII, i5. (3) Som., 2,2,111. (2) Nel medio evo badavasi alle ori- (-4) Mor., XXVI, 23. giiii delle voci, ejcercavansi in esse le (5) Som , I. e. ragioni delle cose e i vincoli dulie idee. (G) Mor., XXXI. Tommaso più d' una volta le sbaglia, (7) Hatlh,, XXIII, 5. così come Dante e Varrone e Platone: (8) L. e. ma facendoci fondamento , mostra dì (9) Is., LI, 23. credere alla solidità del principio. (10) XXVll, S.