Pagina:Commedia - Inferno (Tommaseo).djvu/546

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410 INFERNO 33. Non era camminata di palagio Là 'v' eravam; ma naturai burella, Ch'avea mal suolo, e di lume disagio. 34. — Prima eh' i' dell' Abisso mi divella, Maestro mio (diss' io quando fui dritto), A trarmi d* erro, un poco mi favella. 35. Ov'è la ghiaccia? e questi come è fitto Sì sottosopra ? e come in sì poc* ora Da sera a mane ha fatto il sol tragitto ? 36. Ed egli a me — Tu imagini ancora D' esser di là dal centro, ov' i' mi presi Al pel del vermo reo che ^1 mondo fora. 37. Di là fosti cotanto quant' io scesi : Quando mi volsi, tu passasti il punto Al qual si traggon d'ogni parte i pesi. mvnus: Accderemns ait. — Malvagio. Cresc: Acque malvage. (F) Lunga Non si creda che tanto rammino dal opntro della terra alia supplii lie, sia misurato dal Pueia se non in mo^lo simboli<H). — Terza. Il lemoo del viafreio è l' equino/io, quando il Rìorrio ha ore dodici. Es- sendo psso giorno diviso in terza se- sta, nona, vespro; mezza t^'rza è un ottavo di giorno, [\ntj Quando il sole o altro astro tramonta per l'o- rizzonte d'un emisfero , spunta nel- l'altro Se dunque la notte nel Temi sfe'O nostro risorgeva, sorgeva il dì nell'opposto. Or s-^ il sole è ora a mezza, terza, cioè se levato da un'ora e mezzo ; quesi' è il tempo speso a scendere dalle ■ oste d" Lu'ìfero, e, salendo, giungeva al foro del sasso. F. terz. 3n. 33. (Li Burella: prlaione. (SL) Burella. Da buro , buio; come da fum, fuio Una via di Vì- verne non molto serepa ha questo nome. Bìiri per prigioni 6 nell'Oi- lirao : e in gergo le ctiiamavano le buio te. 34. (L) Dritto da sedere. — Erro : errore. (SL) Divella Per divrtirn r\'<\i volte in ViFtìrliu. Anrios. IX. l^ : Non evellani tos ultr » de terra sua. — Erro. E in un proverbio toscano, 35. (L) Sotto sopra: Lucifero... ca- povolto. ("^L) Ghiaccia ? Salendo su su, e' doveva non più veder che lo sco- glio 11 quale fasciava le cosce a Lu- cifero. (F) Fitto Sta capovolto nel mez- zo, per-tié la forza centripeta lo so- stiene. Di'*e Brunetto, il maestro di Dante: che se si potesse cacare un pozzo che wraHse il centro ella l rra, e un grtve vi si ge'iafse, que- sto non caarebbe dilValtro foro -lei pozzo, ma liniarebbe nel centro. Tde idea é pu-^e neir Anonimo, tol- ta dall'Almag. dì Tolomeo. 36. (L) Vermo: diavolo. (F) Vermo. Apuc, XII, 3, 9: Draco ■> agnus... habens canHa sep- te'K, et cornila decem.. Dmco ille magnus aerpens anUquin.qui voca- tu l'iabo'ui , et aaianas E/.ech., XXiX.3: D'oco magne, qui cnbas in ii-edio flunnnum tuomm. Guìt- tone, del diavolo: Il lero verno. Il sommo suuerbo è nell' imo dell'uni- verso. — Fora Simboleggia il vì- zio indotto nell'umana natura della primi insiigazione diabitlia. Go.^ì le ree lagrime \im?.np forano la grotta e fanno i flnmi infernali Unf. XIV). 37 <L) Cotiuio tempo. — Punto: centro deil;» terra. (■^L) 5i traggon Pilli bello che son tratti Perrtie alla .scentiflca lo- cuzione denotante la forza di gra- vità congìunge una poeUca imagine, che mostra i corpi, quasi per amore