Pagina:Commedia - Paradiso (Buti).djvu/28

Da Wikisource.
   16 p a r a d i s o   i. [v. 12-36]   

sante e buone inspirazioni sì, come tu ài inspirato quando tu ài cavato Marsia; cioè lo stolto peccatore, che ogni peccatore si può dire stolto della sua stoltia e del suo peccato, nel quale s’era involuto come le membra nella pelle, e per le lagrime della contrizione àilo fatto fiume; cioè che l’ài fatto abondare della tua grazia sì, ch’è stato sofficente a mondare e nettare li altri peccatori colla sua dottrina. O divina virtù; ecco che dichiara quello ch’elli à inteso che dimandi Appolline, quando dice: O divina virtù; cioè io dimando da te, Iddio, la tua virtù; cioè la tua grazia illuminante, cooperante e consumante di te Iddio, se mi ti presti; cioè se tu mi ti concedi, Tanto; cioè in tanta quantità, che l’ombra; cioè l’imaginazione che io m’ò fatto nella mia fantasia, del beato regno; cioè della beatitudine celestiale, Segnata; cioè figurata et immaginata, nel mio capo: nel capo sta l’apprensiva et imaginativa, manifesti; cioè sappi e possa manifestare, come io l’ò imaginata, Vedrà’mi; cioè tu, divina virtù, al piè del tuo diletto legno; cioè dell’alorio detto di sopra, secondo la lettera, Venire; cioè me Dante, e coronarmi delle foglie; cioè coronare me Dante, siccome poeta, delle follie dell’ alorio, come si solliano coronare li altri poeti, in sengno che la fama del poeta sempre è virente come l’allorio, Che; cioè delle quali, tu; cioè divina virtù, senza la quale nessuna buona opera si può fare, e la materia; della quale io tratterò, mi farai degno: imperò che per li poemati composti da’ poeti sono iudicati li poeti dengni dell’onore della poesi, lo quale è significato per l’aiorio. E per questo dà ad intendere ch’elli serà coronato poeta in fama per questa opera; cioè serà reputato poeta, benchè attualmente non pigliasse mai laurea, e questo è secondo la lettera; ma allegoricamente si può sponere: Tu mi vedrai venire a piè del legno de l’obedienzia e coronarmi delle follie sue; cioè delle sue spezie di virtù delle quali tu, Iddio, e la materia 1 che serà della beatitudine celeste, mi farai degno, o Padre; cioè Appollo, secondo la lettera; ma allegoricamente, cioè Iddio, Sì rade volte, se ne coglie; cioè delle follie dell’alorio, secondo la lettera; e delle virtù, secondo l’allegoria, le quali danno vero triunfo, Per triunfare; cioè per fare lo triunfo, o Cesari; cioè ad alcuno imperadore, o poeta; cioè ad alcuno poeta, secondo la lettera e l’allegoria si può intendere d’ogni uomo santo, (Colpa e vergogna; questo viene appositive a quello che è detto, cioè la qual cosa, cioè che rade volte se ne collia delle dette fronde 2, è colpa e vergogna, delle umane voglie; cioè delle umane voluntadi che sono intente alle cose mondane, e none alle virtù) Che parturir letizia dovria; che ben dovrebbe generare letizia, in su la lieta

  1. C. M. tu Dio con la materia che sarà
  2. C. M. dette foglie