Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
[v. 130-142] | c o m m e n t o | 407 |
troppo sicure Ad indicar; cioè 1 le condizioni degli omini: imperò che per quel di fuora non si può vedere quel d’entro, nè per lo presente si può iudicare lo futuro: imperò che dice santo Agustino: De occultis alieni cordis temere iudicare peccatum est, e Boezio nel iv libro preallegato molte volte dice: De hoc quem tu iustissimum et aequi servantissimum putas, omnia scienti providentiae diversum videtur ec. Et adiunge l’autore una similitudine, dicendo: siccome quei; cioè quelli, che stima Le biade in campo, pria che sian mature; alcuna volta vedendo l’omo la biada in erba fa sua stima, dicendo: Qui ara tanto grano, che poi non vi si ricollie pur la metà; et assegna la cagione: Ch’i’ò; cioè imperò ch’io Tomaso òne, veduto tutto ’l verno prima Il prun; cioè quello che produce la rosa, mostrarsi rigido e feroce; sicchè pare secco, Possa portar la rosa in su la cima; cioè ne la primavera, quando tutte l’erbe e le piante metteno fuora; et adiunge l’altra cagione, dicendo: E legno; cioè navicabile, viddi già; cioè io Tomaso, Correr lo mar; cioè lo quale naviga, dritto e veloce; cioè lo legno, per tutto suo cammino; cioè per tutto lo viaggio che dovea fare, Perir al fin; cioè a l’ultimo; e dichiara quando, cioè, all’intrar de la foce; cioè del fiume nel quale vuole intrare per andare a la città, sì come s’entra ne la foce dell’Arno ne la quale sono già periti molti legni entrando et uscendo. E però descende, posto l’ammaestramento proibitivo de l’iudicare, a dimostrare come l’uomo si può ingannare: imperò che l’iudicio umano non s’accorda co l’iudicio d’Iddio, lo quale non può errare; ma l’omo sì, dicendo: Non creda donna Berta, e ser Martino; cioè alcuno uomo e donna; e pone lo nome finito per lo infinito, Per veder un furar; cioè uno uomo furare, l’altro; cioè uomo, offerere; cioè fare offerta a Dio, Vederli dentro; ecco quel che l’uomo non debbe credere, cioè vedere colui che fura e colui che offerisce, dentro dal consil divino; cioè da la providenzia d’Iddio che àe predestinato o prescito coloro: imperò che la providenzia d’Iddio ene ignota a gli omini; et adiunge la cagione, dicendo: Chè; cioè imperò che, quel; cioè colui che fura, può surgere; cioè dal peccato a la grazia, lassando lo furare e diventando santo omo, e quel; cioè che offerisce, può cadere; cioè da la grazia al peccato; e così rimane ingannato lo iudicio umano. E qui finisce lo canto xiii, et incominciasi lo quatuordecimo.
- ↑ C. M. cioè non sieno lo genti troppo ardite, ad indicare delle condizioni