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Pagina:Commedia - Paradiso (Buti).djvu/448

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   436 p a r a d i s o

130A così riposato, a così bello
     Viver dei cittadini, a così fida
     Cittadinanza, a così dolce ostello
133Maria mi diè, chiamata in alte grida;
     E ne ’l antico vostro Batisteo
     Insieme fui cristiano e Cacciaguida.
136Moronto fu mio frate et Eliseo;
     Mia donna venne a me di Val di Pado,
     E quinci il sopra nome tuo si feo.1
139Poi seguitai lo ’mperador Currado,
     Et ei mi cinse de la sua milizia:
     Tanto per bene oprar li venni in grado.
142Dietro li andai incontra a la nequizia
     Di quella gente, il cui popul usurpa,2
     Per colpa dei pastor, nostra iustizia.
145Quivi fu’io da quella gente turpa3
     Disviluppato dal mondo fallace,
     Il cui amor molte anime deturpa,
148E venni dal martiro a questa pace.


  1. v. 138. C. A. quindi il sovrannome
  2. v. 143. C. A. legge, il cui popolo
  3. v. 145. Turpa, configurato in a come altri nomi feminili sostantivi ed aggettivi: loda, enorma, fina ec. E.




C O M M E N T O


Benigna voluntà ec. Questo è lo xv canto de la terzia cantica, nel quale lo nostro autore finge come tra quelli beati spiriti, che 1 rappresentano nel corpo di Marte, elli trovasse e parlasse con messer Cacciaguida padre d’Allighieri, bisavo suo di Dante; e come li dicesse de’costumi che allora erano in Fiorenza; cioè al tempo ch’elli visse. E dividesi questo canto in due parti principali: im-

  1. C. M. che si rappresentano