Pagina:Commedia - Paradiso (Buti).djvu/558

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nome del fiume è chiamata India; ma non mi pare che ’l caso fusse cosi ben posto, dicendo Dell’Indo, come Del Nilo: imperò che l’Indi, secondo che dice, sono cristiani, benchè errino in alcuna cosa; sicch’io credo che dica lo testo de l’autore Del Nilo, e quivi; cioè in quel luogo dove tu, ponendo lo caso, dici che l’omo nasce, non è chi ragioni Di Cristo: imperò che non vi sono cristiani presso, nè chi legga, nè chi scriva; cioè non v’è alcuno che legga, nè alcuno che scriva delle cose di Cristo, E tutti suoi voleri; cioè tutte sue voluntadi di questo uomo nato a la riva del Nilo, et atti buoni Sono, quanto ragione umana vede; cioè tanto, quanto l’omo co la sua ragione può comprendere, Senza peccato in vita, o in sermoni; cioè senza peccare in opera o in parole. Muore non battezzato; cioè questo così fatto uomo, e senza fede; perchè non è stato chi gliele mostri, Ov’è questa iustizia; cioè d’Iddio, che ’l condanna; cioè condanna questo così fatto omo a lo inferno, secondo che diceno li santi Dottori! Dice santo Augustino: Omnis infidelium vita peccatum est, et nihil est bonum sine summo bono. Ubi enim deest agnitio aeternae et incommutabilis veritatis, ibi virtus falsa deprehenditur etiam in optimis moribus. — Ove la colpa sua; cioè di questo uomo detto di sopra, sed ei; cioè se egli, non crede; cioè se egli non à la fede, che non è stato chi gliel’abbia mostrata? Et a questo dubbio sta la risposta; che iustamente costui è condannato da Dio, benchè noi nol sappiamo nè possiamo vedere; cioè noi omini grossi; ma gli omini di sottile ingegno la vedeno bene, sì come vidde santo Augustino dicente che niuno uomo può essere buono, se non à cognoscimento del vero bene; e chi non à la fede, non à cognoscimento del vero bene; e chi non è buono, iustamente è condennato a lo inferno, dunqua, fatto come pone lo caso, iustamente è condennato E qui finisce la prima lezione del canto xix, et incominciasi la seconda.

Or tu chi se ec. In questa seconda lezione del canto xix, lo nostro autore finge che la detta aquila, formata dei beati spiriti detti di sopra, continuò lo suo parlare a dichiaragione del dubbio mosso di sopra. E dividesi questa lezione in parti sei: imperò che prima compie di dichiarare lo dubbio mosso di sopra; nella seconda, proponendo una similitudine, finge che ritornasseno a cantare e lodare Iddio quelli beati spiriti, et incominciasi quine: Quale sovr’esso ’l nido ec.; nella terzia finge come ritornò poi anco lo detto segno dell’aquila a parlare con lui di quelli, che saranno salvati per iustizia d’iddio all’ultimo iudicio, et incominciasi quine: Esso ricominciò ec.; nella quarta parte, preso cagione di parlare della iustizia d’Iddio all’ultimo iudicio, finge come li dichiarò le condizioni dei regni e de’loro regi che sono inverso settentrione, et incominciasi quine: